«Non accontentarti dell’orizzonte, cerca l’infinito».

Editoriale del nuovo numero de l’Ippogrifo

La Tenda – opera di Alberta Silvana Grilanda, per la copertina di questo Ippogrifo – ci restituisce un orizzonte di azzurro e di luce.

«Le pesanti cortine, come un sipario, si aprono improvvise su una vista che si perde verso l’infinito – ha osservato Silvia Zanella -. Poi la staccionata bianca, forte e salda, sembra volerci impedire di entrare in questo paesaggio enigmatico. Una campagna, una marina o un paese ai piedi dell’Appennino innevato? Non importa. Lo sguardo corre, fugge lontano, attirato da quella lama di luce che squarcia il cielo e ci si perde in una sensazione di pace».

Dopo tanti mesi trascorsi dentro le nostre case, prigionieri del coprifuoco, delle nuove necessarie disposizioni e molto spesso della paura o della stanchezza, questa opera ci sembrava la più adatta a descrivere il bisogno condiviso di un altrove, di uno spazio di fuga.

Quel territorio che può offrirci solo la parola, il dialogo, la scrittura, la musica, l’arte, il cinema. L’essere Gruppo. Attraversare le inquietudini senza arroccarsi nel letargo della solitudine. Speriamo di essere usciti da questo inverno che ci ha isolati ancora di più, ci ha tolto molte energie (tra tamponi, attese e cambi di programmi), ci ha portato a ridurre le velocità e ha reso i nostri incontri culturali più radi e distanti. La tecnologia spesso ci ha salvati dal silenzio ma credo che non possa essere paragonata al calore e al respiro di un incontro. Abbiamo il desiderio di rivederci di persona e, per i nuovi soci, di conoscerci meglio. Ma nell’attesa di un tempo rinnovato di incontri e appuntamenti, sarebbe bello se ogni socia o socio del Gsf potesse presentarsi, su l’Ippogrifo o sulla nostra rivista digitale, per raccontare chi è, quale sono le sue passioni. Che cosa ne pensate? Inauguriamo questa nuova ‘rubrica’ per raccontare chi siamo, che cosa significa per noi scrivere o creare e per conoscere tutti i soci del Gruppo scrittori ferraresi, dai fondatori ai giovanissimi? Pensate che da qualche mese si è unita a noi una giovane e promettente poetessa che ha appena quattordici anni.

La scrittura può essere uno strumento potente per aprire la mente, accogliere, incontrare. In una città come la nostra, spesso insidia di ‘maldicenza’1, piccole e grandi divisioni, la letteratura può essere un antidoto alla chiacchiera2.

Questo per me è il senso della nostra associazione e della nostra rivista letteraria. Grazie a tutti voi che scrivete su l’Ippogrifo, che mettete a disposizione tempo e passione per far conoscere la vostra scrittura, le vostre opere d’arte, i vostri video, ma soprattutto per promuovere la cultura, senza secondi fini. C’è bisogno di trasparenza e gentilezza per portare avanti un impegno gratuito, per tessere una rete di parole-conforto, di parole-verità.

Io da qualche tempo partecipo al gruppo di poesia creato da Franco Arminio, un «esperimento per chi vuole raccogliersi intorno a un certo modo di intrecciare poesia e impegno civile». Il poeta e paesologo Franco Arminio ha lanciato l’invito su Facebook e nel giro di poche ore abbiamo aderito in centinaia da ogni parte d’Italia. Con la voglia di specchiarci in un sentire nuovo, un ‘movimento’ di poeti per fare della scrittura un farmaco, un rimedio per l’anima.

Con il desiderio di aprire una tenda, come un sipario, su un cielo più terso.

E con tutto l’entusiasmo possibile, il nostro Gruppo scrittori ferraresi Aps sta progettando una rivista a colori, un nuovo premio letterario e molte altre iniziative culturali nelle quali speriamo di vedervi numerosi e protagonisti. Solo con la partecipazione di tutti possiamo scostare la tenda e aprire nuove finestre, verso orizzonti di luce. Come scrisse Jim Morrison: «Non accontentarti dell’orizzonte, cerca l’infinito».

1 …come insegna Gianfranco Rossi

2 Martin Heidegger, in Essere e Tempo, asserisce che «si è vittima di tre grandi distorsioni dell’autenticità: la chiacchiera, la curiosità, l’equivoco. Nella chiacchiera il linguaggio perde la sua caratteristica più autentica di mirare al raggiungimento di una verità, avvolgendosi su se stesso: è il parlare fine a se stesso, ciò che conta non è il valore del discorso, ma la sua diffusione e la sua ripetizione. Le cose stanno così perché così si dice».