DI QUA E DI LÀ DAL MURO D’IDEE
Da PAROPAMISO di Fosco Maraini (Mondadori, ed. 2003).
Brani scelti da Nicoletta Zucchini.
…«Dunque, viaggiando si perforano i muri d’idee?… È un’idea anche questa, e per di più imperforabile, in quanto rigorosamente super partes!»
«I viaggi li vedrei di due tipi fondamentali. Uno, quelli all’esterno dei grandi muri di idee. Due, quelli con perforazione o salto dei muri di idee…I viaggi del secondo tipo portano sempre ad esperienze mentali e spirituali stimolanti, piene di suggestione (almeno per chi le vuole vedere). In un viaggio del secondo tipo potrà capitare che tu resti sotto lo stesso cielo e nello stesso clima di casa (come avviene a chi passa da Salonicco ad Istambul, o da Lahore ad Agra), può darsi che la gente non cambi notevolmente d’aspetto fisico (come scopre chi naviga, per esempio, da Trapani a Tunisi), può darsi che i sistemi di governo siano simili, può anche avvenire di parlare la medesima lingua (come nota chi vola da Mosca a Samarcanda, o chi segue una carovana da Skardu a Leh), eppure ben presto noterai qualcosa nell’aria che ti farà concludere d’aver varcato uno di quei confini tra gli uomini oltre il quale cessano le variazioni quantitative e s’instaura un salto qualitativo. Prova allora ad esaminare più a fondo le abitudini di vita di ogni giorno, le istituzioni tradizionali del diritto pubblico e privato, le relazioni delle persone tra di loro, i fenomeni sociologici che riguardano la famiglia ed il lavoro, i nomi delle persone, le manifestazioni dell’arte, quelle della religione. Ti ritroverai a risalire piano piano verso una serie di concezioni nuove e diverse riguardo a tutto ciò ch’è importante nella vita umana; dal diritto all’amore, dalla cosmologia alla psicologia, dalla storia alle arti, dalla cucina alla musica, dal gioco alla guerra. In altre parole, nelle menti e negli animi intorno a te vive un nuovo modo di considerare l’universo.»
Un viaggio oltre il muro delle idee – soprattutto la prima volta – produce delle profonde scosse emotive, intellettuali, fisiologiche. Siamo in balia di fatti nuovi. I pilastri più noti dei palazzi interiori vacillano. Dobbiamo accogliere sfide artistiche, istituzionali, filosofiche, religiose, gastronomiche, oniriche, erotiche; dobbiamo abituarci a nuovi puzzi ed a nuovi ideali di bellezza, a nuovi sapori, a nuovi aspetti della divinità, a nuove musiche ed a nuovi sguardi, a nuovi sottintesi ed a nuove valutazioni del diritto. I primi passi sono spesso un disastro.
Questo brano è tratto dalla riedizione di PAROPAMISO di Fosco Maraini per Mondadori 2003, la prima edizione aveva visto la luce nel 1963 per i tipi della Casa ed. Leonardo da Vinci di Bari.
Fosco Maraini (Firenze 15/ 11/ 1912 , Firenze 08/06/ 2004), padre della scrittrice Dacia, fu etnologo, antropologo, orientalista, narratore, viaggiatore, fotografo ed alpinista, con i suoi libri ci ha insegnato ad essere “esploratori consapevoli” del mondo. Mai come oggi la facilità dei mezzi di trasporto e di comunicazione di massa, ci ha trasformati da viaggiatori in turisti, spesso massificati in navi da crociera – città galleggianti, in villaggi turistici standardizzati, per questo sorge il bisogno di riconsiderare il viaggio come opportunità di varcare i muri delle culture diverse.
Fosco Maraini con la sua prosa lucida e traboccante di conoscenze, esperienze, riflessioni personali e scientifiche, ci coinvolge in un viaggio non solo letterario, ma sa anche trascinarci oltre i nostri limitati confini personali e culturali e ci sentiamo volare “al di là (delle montagne) più alte (del volo) dell’aquila”, questo il significato di Paropamiso, che pare derivi dal sanscrito, Pareupairisaena. Ecco la prima difficoltà addomesticare questi suoni così stranianti, ma F. M. è un maestro del viaggio in tutti i sensi e sa facilitarci il percorso, verso mondi altri, in modo entusiasmante e strabiliante. Per dare un’ulteriore idea del fascino culturale di questo nostro grande viaggiatore propongo un altro brano sull’idea di visione del mondo, perché quando ci mettiamo in viaggio, ognuno si porta appresso la sua personale Weltanschauung.
(Nicoletta Zucchini)
SEDUTI SUL MURO DELLE IDEE
Il “viaggio” era per loro (si riferisce ai compagni della spedizione scientifica sull’Hindu-Kush organizzata dal C.A.I. nel 1959) giustamente altrettanto importante che la “spedizione”; voglio dire che anelavano, sì, d’arrivare oltre gli ultimi villaggi alle regioni poco esplorate delle grandi montagne nel cuore dell’Asia, ma intanto gustavano ogni attimo di questa vita tra gente così diversa dal solito; e reagivano in maniera pronta, spesso brusca, ai problemi che le nuove esperienze ponevano ad ogni passo.
… «Cari miei qui toccate con mano proprio ciò che rende diversa una civiltà dall’altra. Ciò che divide la specie uomo in vasti continenti dello spirito. Siete seduti sul muro delle idee! Una civiltà non è mica diversa dalle altre perché nell’ambito dei suoi confini si mangia riso piuttosto che patate, perché si orina accucciati invece che in piedi, perché si portano i capelli lunghi anziché corti o le camicie fuori anziché dentro, oppure perché si viaggia sul cammello anziché venir trainati dalla renna. Una civiltà è diversa dalle altre perché chi ne partecipa ha un particolare panorama delle cose, una particolare concezione del mondo.»
«I tedeschi chiamano questo panorama Weltanschauung o mi sbaglio?»
«Già, visione del mondo. Ma confesso che l’espressione m’è sempre piaciuta poco…»
«Ti capisco! Simile mastodontico trabiccolo di suoni fa paura. Sembra uno che starnutisca mentre mangia le tagliatelle al sugo.»
«Ma non è solo quello; ci sono ragioni anche meno gastronomiche. Weltanschauung fa pensare a un signore salito sul cucuzzolo più eminente del proprio io che goda da lassù, senza impegnarvisi minimamente, il panorama del Welt, del mondo, disteso ai suoi piedi. La traduzione per filosofi d’una situazione da generali, capisci? È un termine freddo, astratto, per professori, per voyeur del sapere (…)»
«E allora?»
«Non ti sembra meglio partire da un punto di vista completamente opposto? Invece di pensare al mondo come un panorama esterno visto da un paio d’occhi, pensiamolo come una cosa interna, vivente; pensiamo al riflesso ch’esso produce nell’io. Se da un lato il mondo esterno all’io ed al noi, il noumeno, l’origine misteriosa d’ogni conoscenza, può dirsi il cosmo di fuori, l’esocosmo, dall’altro lato il suo riflesso nel noi, il mondo come rivive in noi, sarà il cosmo di dentro l’endocosmo. Endocosmo è Weltanschauung, ma visto da un angolo diverso.»
«Ho capito. Una specie di fotografia dell’universo sulla retina dell’anima.»
«Si, come primissimo approccio. Ma l’io ed il noi non sono passivi in questa funzione, Il mondo non è una pentola che il cuoco del sapere scoperchia per trovare lo stufatino della verità bell’e fatta; il mondo è un mistero in cui ogni generazione legge nuovi messaggi, un geroglifico dai sensi innumerevoli, un mandala che frutta esperienze senza fine. L’io conoscendo, crea. Il cosmo, come si proietta e rigenera dentro di noi, vive, cresce, esplode, palpita, decade, rinasce, è in perenne evoluzione. Non solo, ma l’eso, l’eterno mistero dell’essere, è uno; gli endo sono tanti e profondamente diversi.
Ecco perché preferisco endocosmo a Weltanschauung. Si è un endocosmo , non si ha un endocosmo. È come preferire la vita all’anatomia, il pane saporito e fragrante alle polverine chimiche delle sostanze ch’esso contiene.»
«Hm… Allora ci sarebbero tanti endocosmi quanti sono gli uomini? Miriadi di goccioline che riflettono il sole e le nubi…»
«Già, certo. Soltanto che l’uomo è un prodotto della società in cui vive, dell’educazione che riceve. Il noi è sempre più importante dell’io. Dunque gli endocosmi, pur nelle grandi varietà individuali dovute all’intelligenza, alla sete diversa di sapere, al carattere, si apparentano fra loro in famiglie sempre più grandi, infine in quei massimi continenti dello spirito che sono le civiltà…»
ESSERE CITTADINI DEL MONDO
Con i suoi libri Fosco Maraini ci ha insegnato ad essere cittadini del mondo e mai come oggi abbiamo bisogno della sua voce così attuale. È la voce di un uomo aperto, curioso, che guarda il mondo con gli occhi fanciulleschi che hanno i filosofi, gli scienziati e i saggi. È lo sguardo di un uomo che, attraverso picchi, sentieri, creste e carovane “salta” i muri d’idee con una gioia quasi fisica, per il piacere, al tempo stesso astratto e concretissimo, di capire. Nelle sue pagine ritroviamo la luminosità che c’è negli occhi dei veri uomini di pace. Qualunque siano i motivi che ci spingono a viaggiare, le parole di Fosco Maraini ci aiutano a raggiungere orizzonti più lontani (anche se nell’immediato vicino a noi), a trovare il giusto equilibrio fra riconoscere il “simile” e scoprire il “molteplice diverso” qualunque parte del mondo vogliamo esplorare.
(Nicoletta Zucchini)