Luce mediterranea
Terrazza con tramonto.
È giugno e sono a Peschici, sul Gargano. Un monolocale verde e azzurro, con un balcone spalancato sull’immenso: unico confine la linea dell’orizzonte.
Un nido nella roccia, a picco sul mare.
Intorno il miagolio sgraziato di gabbiani randagi, vortice in volo sul sole che davanti a noi muore e risorge, silenziosamente.
Questi sono i regali insospettati dell’Italia “fuori stagione”.
Ci aggiriamo pacifici, mimetizzati tra gli stranieri rispettosi, coppie perlopiù, in giro per il mondo nella loro età d’argento.
Intorno io contemplo il bianco assoluto del paesaggio mediterraneo che veste il blu del mare.
La nostra riscoperta dell’Italia – dopo tanti viaggi all’estero – riparte da Pineto, spiaggia suggestiva in Abruzzo, incorniciata dalle chiome armoniche dei pini marittimi.
Poi sosta a Peschici – incantevole borgo della Puglia – in un appartamento arrampicato tra un antico castello e il cielo.
Vorrei fermare il tempo e fare di questa culla il mio rifugio.
Orgogliosa della bellezza di un’Italia autentica: nelle case, come spose fanciulle, agghindate di fiori; nel profumo di erbe aromatiche, nel pane fragrante e profumato di olio.
Nella storia, scritta in ogni ricamo di pietra.
Ecco Castel Del Monte, sovrano nella luce del meriggio, imperioso signore delle colline.
Sorridono anche i trulli, immacolati in una mattina feriale, senza la ressa dei turisti, senza fretta.
Poi nel sottosuolo delle grotte di Castellana ci sorprende ancora un ventaglio di luce.
Luce incontenibile, luce del Mediterraneo.
Quella che vorrei fermare tra le pagine di un diario, con un acquerello o con tredici parole:
Spiando il sole
moneta
d’oro rosso
che scompare
nel salvadanaio
del mare.
(Dal Taccuino di Viaggio, Puglia, 17 giugno 2017)