“A metà dell’arcobaleno”, la raccolta postuma di Francesco Suffritti
A metà dell’arcobaleno, la raccolta postuma di Francesco Suffritti
«Ricordatevi di amare, sempre Francesco Suffritti
Come un fiore che buca la neve, in una domenica di inverno mi arriva in dono A metà dell’arcobaleno, un volume che raccoglie gli scritti di Francesco Suffritti, quelli pubblicati e quelli postumi: poesie nuove, canzoni, il non-finito. Composizioni che si specchiano nelle immagini artistiche ispirate ai suoi testi, che i suoi cari e gli amici gli hanno dedicato.
È un universo di luce che prende forma tra i girasoli e un albicocco in fiore, tra le note languide di una canzone di Lana del Rey e le distese di campi infiniti.
Il respiro di un giardino lastricato di cielo.
È Francesco che torna a prenderci per mano e ci porta con sé dentro la sua poesia e dentro la sua vita.
«Ho conosciuto un poeta/ grande/ in un corpo piccolo piccolo1», scrive Paolo Gambi in apertura della silloge.
«Un corpo piccolo piccolo», eppure un’anima immensa. Un «tesoro in vasi di creta2».
«Il mio cuor di amore è ricolmo3»: in quel cuore che si dilata c’è posto per accogliere le ingiustizie di ogni persona, l’empatia con le sofferenze di chiunque possa sentirsi diverso. Così Francesco issa la sua bandiera per contrastare la violenza sulla donna e ogni discriminazione. Nelle sue poesie esorta a lottare4, ad amare se stessi: «Amati e amati completamente, /perché normali sono le imperfezioni5».
L’io poetico ora è declinato al maschile, ora al femminile: ciò che conta è la voce della fragilità, che
Francesco afferma come valore: «Perdiamo/ perché è quello/ che ci rende umani6».
La vulnerabilità è trampolino del suo straordinario coraggio: «Ma vivrò/ finché avrò fiato nei polmoni. E amerò7».
Non c’è niente di più grande di questo spirito guerriero e nobile, che canta la bellezza del vivere nonostante tutto.
Le sue parole ci vengono incontro A metà dell’arcobaleno, un ponte che unisce mondi opposti: terra e cielo, sole e pioggia, maschile e femminile, il mondo dei vivi e l’eternità. L’arcobaleno vibra nei colori delle poesie, cartina al tornasole di un vissuto che oscilla tra l’abisso e la voglia di risalire, tra la consapevolezza e il ricordo sublimato in sogno.
In questa raccolta c’è Francesco nella sua fase più adolescenziale, alla scoperta del sé, della sessualità: un ragazzino che ama la vita e in essa vede il miracolo della natura, il dovere dell’uomo di portare avanti le lotte per i diritti, la tenerezza dell’amore e dell’amicizia, l’affetto e l’importanza della famiglia. L’amore incondizionato.
Vi è poi «una parte dedicata anche al toccare il fondo, quel pavimento da dove è difficile rialzarsi, le braci quasi spente di un grande fuoco che fu, ma che scintillano ancora: Francesco si racconta nella malattia, ma riporta anche altri dolori che nota nella società, dai disturbi alimentari all’ansia depressiva, dalle odierne guerre feroci ai ricordi di guerre passate, giunte a lui sulla via del racconto familiare – racconta Federica Frignani, zia di Francesco -. Le dediche, gli appunti e le collaborazioni sono stati lasciati volutamente per far sentire la sua parola ancora una volta, come vorrebbe essere l’intenzione finale di questo duro lavoro che avanza da circa un anno. Il ringraziamento va alla famiglia e agli amici più cari di Franci, che vedono nelle sue parole quel brillio delle braci non spente, in una sera d’inverno, capaci di scaldare ancora».
A ogni persona della sua famiglia, come agli amici del cuore, Francesco dedica un componimento, una frase partecipata («ho pianto molto mentre la scrivevo8»). Ma queste pagine sono molto di più di un diario personale, ci invitano ad apprezzare le piccole cose, sgrappolate dall’universo come miracoli quotidiani; ci chiamano ad ascoltare la musica di fondo, quella che dà un senso a tutto, l’amore.
Questo libro è un sentiero tracciato per ognuno di noi.
È un arcobaleno da scalare.
Ho avuto il privilegio di conoscere Francesco, di partecipare alla presentazione del suo primo libro Il cielo da quaggiù (Pendragon, 2021): mi hanno colpito la sua profondità, la sua naturalezza, la sua ironia, la sua determinazione: «Continuerò a scrivere», aveva detto. Ha mantenuto la promessa.
Rivedo i suoi occhi grandi e sinceri, e sento ancora, dietro l’affanno del suo respiro, la sensazione di quiete limpida del suo animo. Quel giorno in biblioteca mi sono sentita insignificante di fronte alla sua saggezza: «La felicità è quando sono in pace con me stesso». Mi accade di nuovo ogni volta che rileggo le sue poesie: ho l’impressione di trovarmi di fronte a una lezione di vita autentica. Come ha osservato la madre di Francesco: «Sei riuscito a mostrare al mondo come l’amore faccia la differenza in tutte le cose».
Le sue poesie sono imbevute di verità: e quando la sofferenza si fa insopportabile («panic my brother/ anxiety my best friend9»), Francesco ha la forza di riuscire a raccontarla, con parole macigno che ci trascinano sul suo letto d’ospedale, che ci mostrano i «tubicini», il soffitto della stanza che diventa «amico adorato10», i giorni incolori della malattia.
Una malattia rara, come raro è il suo talento.
La sua parola è oro, è la pentola in fondo all’arcobaleno.
Francesco non scrive solo in italiano, ma anche in inglese, in spagnolo, in latino.
Now I can’t see the light,
I’m always in the dark,
but here’s something bright,
It’s me child in the park11.
Rime, versi metricamente perfetti, a ricordarci che la musica può dischiudere l’infinito.
Scriverò nel mio testamento
che in estate vivrò in eterno
guarderò per sempre il tramonto
sotto questo castello di sabbia12.
Vivrò in eterno. Quell’eterno prende forma pagina dopo pagina: «E io voglio andare in paradiso13». «C’è un angelo bianco che mi sorride14».
Francesco scrive la sua ultima poesia tre giorni prima di entrare nel per sempre:
Senza titolo – Fra te e me 27/01/2022
Ci accomuna solo la distanza,
fra me e te, così apparentemente vicini,
non vi è che il mio respiro nella stanza
e quelle medicine nei tubicini.
E tu che non puoi accedere ai movimenti
te ne stai lì distesa e silente,
ruotando due occhi di un verde penetrante,
unica forma dei tuoi sentimenti.
Così io ho imparato a perdermi
dentro te e la tua fantasia,
ascolto il tuo cuore e cos’ha da dirmi,
non trovo l’uscita perché non voglio andare via.
Non voglio illudermi di esser angelo,
quando siamo solo due anime in pena,
comprendersi senza neanche emettere fiato
non è certo usuale per una creatura terrena.
Ed è lui stesso, nei suoi versi, a immaginarsi come un fantasma: «Sometimes I’d prefer to be a ghost», a sognare di ritornare fra la gente senza un corpo15, a sospettare (pur senza «illudersi») di essere un angelo, una creatura non terrena. Messaggero di un Oltre.
Fantasma, angelo.
Comunque presenza.
Francesco c’è, è qui. È poesia.
È voce che ci parla.
Eleonora Rossi
La raccolta postuma di Francesco Suffritti A metà dell’arcobaleno è autopubblicata via Amazon ed è uscita sia in formato ebook, sia cartaceo, il giorno 30 gennaio 2025, a tre anni dalla sua scomparsa. Il titolo è stato pensato per cercare un punto di incontro fra chi rimane e i nostri cari scomparsi, pensando all’arcobaleno come occasione rara e ponte di contatto.
A cura della migliore amica, Alice Fortini, e della zia, Federica Frignani, l’opera omnia di Francesco racconta e raccoglie tutte le testimonianze dell’attività dello scrittore: stralci, canzoni, idee, racconti e anche incompiuti. Essa nasce dalla necessità di ricordare Franci e di volerlo presentare al mondo come egli era veramente: un creatore di parola.
La mente di adolescente che mai lascia andare, ma che, con curiosità, analizza e sprona alla conoscenza del classico e del mito, con chiari riferimenti al proprio trascorso scolastico, ma anche del contemporaneo, trattando argomenti alle volte scomodi.
Un gruppo di amici ha deciso di partecipare all’integrazione visiva della nuova raccolta, creando immagini, disegni e bozzetti appositi per le diverse composizioni, creando, così, un testo variopinto in tutte le sue forme, proprio come l’arcobaleno.
Il ricordo di Francesco è vivo anche attraverso il concorso di poesia, a lui dedicato, indetto dal Liceo Classico Statale Giuseppe Cevolani di Cento (Ferrara), giunto quest’anno alla sua seconda edizione. La tematica a cui ci si ispirerà sarà proprio ‘A metà dell’arcobaleno’ e vedrà coinvolte tutte le scuole secondarie di primo e secondo grado e le quinte primarie del territorio centese nella creazione di componimenti poetici in lingua italiana.
Il fine del concorso è promuovere la poesia come espressione di libertà, per vivere al di là dello spazio in cui si è confinati; un modo per partecipare alla vita quotidiana, per combattere, manifestare le proprie idee, difendere e valorizzare la fragilità, rivendicare diritti, dare voce ai sentimenti…per guardare ‘il cielo da quaggiù’.’
Questo è il link per acquistare la raccolta:
1Paolo Gambi, Francesco
2San Paolo, Seconda lettera ai Corinzi (4-7), Nuovo Testamento
3Francesco Suffritti, On my heart, 16/05/2021
4Francesco Suffritti, You are strong: «Lotta, lotta sempre. (…) Lotta, perché supererai tutto».
5Francesco Suffritti, Love yourself (Amati), 09/02/2021
6Francesco Suffritti, This is what makes us human, 20/04/2021
7Francesco Suffritti, La vita è bella
8Francesco Suffritti, Pezzo di cuore, 07/12/2021 (dedicata a mia nonna)
9Francesco Suffritti, Problems
10Francesco Suffritti, Soffitto adorato, 22/03/2021
11Francesco Suffritti, When I was a child, 01/02/2021
12Francesco Suffritti, Summer days, 19/06/2021
13Francesco Suffritti, Viviamo per amore, 04/07/2021 ?
14Francesco Suffritti, White, 03/04/2021
15Francesco Suffritti, I was a ghost, 06/10/2021