Metti un weekend a scrivere canzoni

Tour Music Fest: una tre giorni no-stop tra parole e musica

Songwriting lab al Cet di Mogol con Francesco Gazzè e Giorgio Baldari

(11-13 ottobre 2019)

 

Ci sono esperienze così intense che ti lasciano stordita, stordita di felicità. Il Tour Music Fest è una di queste. Tre giorni pazzeschi in cui si comprende sulla pelle il significato di full-immersion: ‘attività che impegna totalmente, a esclusione di ogni altra’.

Un tuffo nel luogo dove amo stare e dove spesso mi rifugio: la scrittura. Mi ritrovo sprofondata nella quiete verde nell’Umbria e del Cet, la meravigliosa scuola di Mogol, sommersa da parole e musica, insieme a tante altre persone simili a me. Siamo legati da un filo invisibile: l’affinità elettiva di chi non si è mai incontrato prima, ma in qualche modo si conosce, appartiene alla stessa comunità, alla ‘compagnia della parola’. Ci accoglie la squadra del Tmf, sorridente, contagiosa, carica a mille: ci accorgeremo presto che hanno l’affiatamento di una famiglia che ama profondamente ciò che fa.

Per prima cosa ci dicono che noi siamo i Dylan. Ognuno farà il suo percorso, ma questo tratto di strada sarà in gruppo.

Abbiamo il privilegio di essere guidati da Francesco Gazzé, un’anima bella, che ci prende per mano raccontandoci la sua storia artistica e qualcuno dei suoi segreti: restiamo per ore a leggere a voce alta, a cercare di capire qual è il confine, liquido, tra poesia e canzone.

Senza fretta, aggrappati a un verso sdrucciolo, commossi davanti a una metafora disarmante, che «ti fa cadere dalla sedia».

Francesco Gazzé e Eleonora Rossi

«Per scrivere una poesia bisogna vedere (…). Scrivere poesie significa ricercare la bellezza. La vera bellezza».

Francesco ci spiega l’ispirazione è un muscolo che dev’essere allenato di continuo, soprattutto leggendo. Le aule del Cet diventano così una sorta di universo parallelo dove può bastare leggere una strofa per ritrovarsi.

Scrivere significa uscire da sé per entrare nelle cose, nelle persone.

Con il suo garbo naturale e la sua sensibilità, Francesco Gazzè per me si rivela davvero un maestro: una persona che ti sa ascoltare con attenzione e rispetto, che ama il suo mestiere e si diverte a scrivere, a creare, a scovare imprevedibili assonanze.

Giorgio Baldari ha il compito tutt’altro che scontato di gestire il nostro songwriting lab, accordando la scrittura di sette persone con stili e personalità diverse che insieme devono comporre, in poche ore, una canzone. Grazie alla competenza e all’empatia di Giorgio riusciamo a trovare qualche punto d’incontro tra le rime e le immagini. Il nostro brano è un po’ sofferto, ma poi brindiamo insieme: non è male, ci piace, è nostro. Ci esibiamo pure dignitosamente. Ci siamo arricchiti a vicenda. Siamo i Dylan.

L’agenda giornaliera è fittissima: un incontro dopo l’altro, senza pause. Io sono un po’ frastornata ma cerco di raccogliere tutto quello che posso, ascolto, scrivo, prendo appunti: è come se riempissi il carrello della mia spesa interiore all’inverosimile, per fare una scorta da gustare un po’ alla volta nelle settimane che verranno. (Come il ricordo dei fuochi d’artificio di un sabato effervescente e le risate di un’incredibile sfida ‘Anni Ottanta contro Anni Novanta’).

La domenica mattina è il sorriso di Roberto Pirami a spiegarci che «porsi un obiettivo è una forza umana di motivazione» perché «la motivazione viene dall’organizzazione della passione».

Ma soprattutto a ricordarci di «credere in noi stessi». Di dare sempre il massimo. Continuare ad allenarsi anche se i risultati che vorremmo non arrivano.

E forse in quel momento capisco l’importanza del book fotografico che è stato riservato a ognuno di noi il primo giorno: specchiarsi in un’immagine positiva di sé per superare i propri limiti.

Alla fine non sembra essere trascorso solo un weekend, ma un’intera vacanza, un soggiorno in un altrove lontano nello spazio e nel tempo. La testa è pesante, ho dormito poco. Siamo tutti di nuovo nel teatro del Cet e non riesco a trattenere le lacrime mentre Gianluca Musso ringrazia i coach e tutto lo staff: sono esausti come noi, ma sono appassionati più che mai.

Sembrano avere risorse infinite.

Anche loro sono musica.