DIARIO DI BORDO di Nicoletta Zucchini

Prosegue il taccuino inedito di Nicoletta Zucchini, curatrice del primo corso di scrittura creativa del Gsf

DIARIO DI BORDO (sesta parte)

“Prendere il largo dai luoghi comuni”

Mercoledì 7 novembre, ore 20 e 30: Angela scende e mi aiuta a parcheggiare, la strada è buia. Subito dopo arrivano tutti, Pit, senza stampelle, fa salire con forza la saracinesca, il rumore metallico squarcia la notte, un brivido ci corre lungo la schiena, sporgo il braccio dentro il buio, con la mano cerco a tentoni, clic, all’improvviso la luce ci abbraccia, finalmente ci accomodiamo nella nostra sede bianca. Nella scialuppa fuoribordo c’è Chiara, una nuova arrivata, è giovane, la salutiamo festosamente, l’aiutiamo a salire e ad accomodarsi sul ponte. La ciurma aumenta, ci sentiamo pieni d’orgoglio. Cerchiamo alla bell’e meglio di metterla al corrente del percorso, non le sarà facile inserirsi a pieno titolo nel gruppo. Le raccontiamo da dove siamo partiti, quali pezzi abbiamo scritto, per essere più chiari chiedo ad Angela di leggere il rifacimento ironico della seconda lettera di Dino Buzzati, un po’ di leggerezza non guasta. Poi passiamo al tema della serata: costruire trame con tre personaggi due uomini e una donna. Anna non si è fermata ad abbozzare uno schema, ma ha costruito una storia vera e propria. Il personaggio femminile è molto ben delineato, sia in modo diretto che indiretto. Estremamente significative sono le richieste che le rivolgono i famigliari, la donna è in un’età critica, oltre che alla sua famiglia ristretta deve rispondere anche ai bisogni dei genitori anziani. Vie di fuga non ce ne sono, ma è nell’ambiente in cui vive che sarà colta da una nuova situazione che le permetterà di riscoprire nuove risorse. La storia ha un finale aperto ed è un’ottima soluzione per coinvolgere il lettore. Con allegria sospetta (forse la presenza di Chiara…è stimolante) Pit si offre di leggere il suo racconto direttamente dal computer che porta sempre con sé. La voce è un po’ rotta dall’emozione, lo incoraggio, ora riprende la lettura con la respirazione giusta. Ha costruito una trama ambiziosa con quattro personaggi: Eleonora, Marco, Gianluca, Mattia. La storia inizia in Italia, poi si sviluppa a New York, sempre negli Stati Uniti le vicende dei quattro hanno un epilogo a sorpresa. Pit ha utilizzato quattro personaggi invece di tre, e questo fa aumentare le possibilità di intreccio. Il desiderio di stupire gli ha fatto “dimenticare” la consegna. Ho apprezzato il coraggio di osare, ma in un’altra situazione potrebbe trovare valutazioni meno concilianti. Il compito di costruire trame è stato assegnato affinché ognuno avesse la libertà di sperimentare in modo autonomo la possibilità di creare un racconto, inoltre riflettere a posteriori sulle rispettive trame, ci consente di apprendere l’uno dall’altro in un’atmosfera circolare, che aiuti ognuno a scoprire gli aspetti del raccontare che gli sono più consoni. È come cercare di scoprire quale sia la corrente che ci permette di narrare senza sentire, eccessivo, l’attrito della materia a cui vogliamo dare forma. Dare forma scritta ad un pensiero o ad un racconto breve è sempre un’operazione impegnativa perché richiede l’uso consapevole della lingua scritta, che non è uno strumento naturale, ma uno strumento costruito ad arte, un artifizio.

Consigli di lettura: Lessico famigliare di Natalia Ginsburg, per avere un’idea di come si possa raccontare una famiglia nella naturalezza di un vissuto imperfetto.

Stoner di John Eduard Williams e

Le nostre anime di notte di Kent Haruf,

per avere un’idea di come un linguaggio pulito, frutto di una sapiente limatura, possa costruire storie indimenticabili, dove la semplicità diviene cifra di uno stile inconfondibile.

Consigli di lavoro: come entomologi appuntarsi su taccuini o su semplici foglietti parole prese al volo dall’ambiente sonoro che ci circonda. Prestare attenzione al fuori ci aiuterà a scoprirci dentro.

(Nicoletta Zucchini)