Paola Cuneo racconta il libro ” Il sistema periodico” di Primo Levi Einaudi Tascabili

Telefono senza fili una rubrica ideata da Chiara Marchesin che ha come unico scopo quello di raccontare raccontandosi. E’ un modo stravagante di conoscere chi sta intorno a noi e fa parte dell’associazione, valicando qualsiasi muro generazionale o fisico, per creare amicizia. Quale sarebbe il miglior modo per raccontarsi se non con un libro? Oggi si racconta Paola Cuneo, buona lettura!

Mi riesce difficile dire quale libro sia stato fondamentale e nel quale mi sia maggiormente rispecchiata nel corso degli anni, ma certamente il genere letterario da me più amato è sempre stato quello del romanzo autobiografico.
Quanto un romanzo sia frutto di fatti reali è sempre un grande interrogativo per storie che parlano al cuore dei lettori.
Una lettura che mi ha appassionato per l’originalità del contenuto, un ibrido narrativo di vita reale e invenzione, è la raccolta di racconti di Primo Levi, Il sistema periodico. Scrittore e scienziato, Primo Levi scrive una serie racconti che portano ciascuno il titolo di un elemento chimico.
Il filo conduttore dei racconti, dai numerosi passi autobiografici, è lo spirito d’osservazione, la curiosità di un uomo che prende come guida la Natura. Gli ambienti descritti nei racconti sono numerosi e diversi tra loro. Vi troviamo isole sperdute nell’oceano il cui sottosuolo è ricco di metalli, merce di scambio, il cui commercio rappresenta una fonte di sostentamento e occasione per imprese ed avventure. E ancora incontriamo solitari cercatori di Piombo, attraversare valichi di montagna, osservatori e conoscitori della roccia, descritta come una materia viva e non priva di inganni, capace di cambiare sotto gli occhi. Il protagonista del racconto intitolato Piombo, rivela però che un vero cercatore non trova il metallo con l’esperienza e l’ingegno, ma per una spinta naturale, un istinto analogo a quello degli “animali che risalgono i fiumi o ritornano al nido”. Una vocazione trasmessa di padre in figlio, per cui vale la pena di vivere, di una vita breve, ma rispettata, nella meraviglia di insegnare e imparare. Ed eccoci catapultati in una piccola comunità di montanari che lavorano il vetro, imparando la tecnologia del Piombo fuso per la realizzazione di specchi, luminosi, capaci di conservarsi per anni.
Con un salto nel tempo ci troviamo poi, nel racconto dedicato al Ferro, nella città di Torino con le sue montagne “a due tre ore di bicicletta”, paesaggi di aspra roccia e boschi, e placidi pascoli. È la città natale dello scrittore, che descrive i suoi primi anni di studio universitari, la determinazione nel superare gli esami fondamentali, e le esperienze di laboratorio con le quali si poteva venire in contatto con la materia, interrogata talvolta attraverso esperimenti semplici ed elementari, altre volte cercando nuove strade, mai praticate, che portano all’entusiasmo della scoperta ma anche alla delusione.
L’amicizia che si crea tra lo scrittore e il compagno di studi Sandro, taciturno e introverso, i cui antenati avevano una lunga esperienza di lavorazione del ferro, riesce a trasmettere un insegnamento che rimarrà per tutta la vita: cimentarsi nell’impresa di attraversare passi di montagna, per scoprirne i paesaggi aspri e selvaggi, concedersi la libertà di sbagliare , di attraversare un percorso ignoto, sono lussi che solo la giovinezza può concedere e che rinforzano il carattere nel corso della vita .
E ancora nel mondo abbagliante dei metalli, lo Zinco, la materia che nelle mani del giovane studente deve reagire, nel gergo chimico, ossidarsi, ma non lo fa se non si introduce un’impurezza, che velocizza la reazione e consente la trasformazione. Questo fenomeno è occasione per lo scrittore di pensare al concetto di purezza, che, così come nella scienza, anche nella materia spirituale è duplice, il puro è incontaminato, ma anche sterile, la vita si genera nella diversità, in quel poco che si aggiunge e che rende piacevole e interessante l’individuo, “il grano di sale e di senape”. Contrariamente alle leggi che si andavano delineando in Italia e in Europa, che avrebbero portato alle drammatiche vicende della guerra.
Dallo Zinco, tanti racconti narrano storie legate ad altri elementi chimici, alcuni metalli nobili, elementi solidi, liquidi, gassosi, che uniscono i tasselli di un lavoro svolto con curiosità e passione.
L’ultimo racconto è quello intitolato Carbonio, che unisce particolari scientifici ad un suggestivo lirismo che trasmette il messaggio dell’eterno fluire della materia. Per la molecola di anidride carbonica, un’”impurezza” dell’aria, senza la quale non ci sarebbe vita sulla terra, l’ingresso nel mondo vivente, se non fosse perché si svolge quotidianamente nel verde delle foglie, potrebbe essere considerato, a pieno titolo, un miracolo.
Come l’acqua di un fiume che nel fluire ha la sua essenza, così, come diceva Eraclito, “Panta rei” tutto scorre, e anche un piccolo atomo di Carbonio, “uno che ci sta particolarmente a cuore” entra nel nostro corpo , arriva ad una cellula nervosa e ci dà l’energia , per pensare alla domanda più profonda, di quale sia la vera materia di cui è fatta la nostra vita.