Il premio Nobel 2020 per la Letteratura

Il premio Nobel 2020 per la Letteratura

di Giuseppe Ferrara

 

Nel sito https://www.doppiozero.com/materiali/louise-gluck-la-durezza-della-poesia, Alessandro Carrera riferisce un aneddoto a proposito della poetessa Louise Glück, premio Nobel 2020 per la Letteratura:

“ Il luogo è Yale University, all’incirca nel 1992, quando Louise Glück, ora Premio Nobel per la letteratura 2020, ha appena pubblicato The Wild Iris, un libro in cui, come scrisse un critico allora, pare che l’autrice abbia solo due preoccupazioni: i fiori, e suo marito. Dal marito avrebbe divorziato. Dai fiori, mai, perché una parte consistente della poesia di Louise Glück consiste appunto nel dar voce ai fiori. In quell’occasione, Louise Glück partecipava a una tavola rotonda sulla poesia, e qualcuno le fece l’inevitabile domanda: a quale poeta, uomo o donna, si ispirava? A quale linea della letteratura americana? Chi l’aveva influenzata? Louise Glück rispose: “La prossima domanda, per favore”.

La prossima domanda per favore. Ecco cosa si dovrebbe gentilmente rispondere anche a chi chiede “Di cosa parlano le poesie di Louise Gluck?”, perché questa è un’altra di quelle domande che non dovrebbero essere fatte ad un Poeta. Alla Poesia.

Basterà un esempio per capire tutto questo e così chi avrà veramente qualcosa da chiedere potrà fare un passo avanti e…tacere.

 

Da The Triumph of Achilles, del 1985:

Mock Orange

It is not the moon, I tell you.

It is these flowers

lighting the yard.

I hate them.

I hate them as I hate sex,

the man’s mouth

sealing my mouth, the man’s

paralyzing body—

and the cry that always escapes,

the low, humiliating

premise of union—

In my mind tonight

I hear the question and pursuing answer

fused in one sound

that mounts and mounts and then

is split into the old selves,

the tired antagonisms. Do you see?

We were made fools of.

And the scent of mock orange

drifts through the window.

How can I rest?

How can I be content

when there is still

that odor in the world?

Filadelfo

No, fammelo dire, non è la luna.

Son questi fiori

che illuminano il giardino.

Li odio.

Li odio come odio il sesso,

la bocca dell’uomo

che salda la mia bocca, il corpo suo

che paralizza il mio –

e il grido che sfugge sempre,

infima, umiliante

premessa dell’unione –

Stanotte, tra me e me

ascolto la domanda e inseguo la risposta

fusa in un suono

che sale e sale e poi

si divide nei vecchi sé,

gli stanchi antagonismi. Vedi?

Ci hanno preso in giro.

E il profumo del filadelfo

fluttua alla finestra.

Come posso riposare?

Come posso esser contenta

se nel mondo

c’è ancora quell’odore?

(trad. GF)

 

 

“Quali cose hanno dettato parole a Louise Glück ?” Ecco: questa sarebbe una bella domanda da fare a chi la notte tra se e se ascolta la domanda e insegue la risposta che sale sale e poi si moltiplica in ognuno di noi.

La luna quando parla è bugiarda, ci prende in giro: scrive una C in cielo quando Decresce e una D quando cresce.

Il filadelfo, no.

Sono i fiori a dettare la Poesia a Louise e Louise sta attenta come una bambina che ascolta la maestra: si mette da parte e scrive il dettato.

Ora, come si sa, i fiori hanno un loro linguaggio e la classe quindi va educata ed istruita affinché lo si possa imparare.

Come dice Bacigalupo, suo primo traduttore italiano, “la poesia di Luoise Glück è molto originale, semplice, diretta, senza nessun abbellimento. È facilmente leggibile ma anche un po’ sfuggente. Parla del mondo mitico, della natura e della famiglia ma con un certo distacco, è algida. Non c’è nulla di viscerale che di solito garantisce un certo successo…”.

Già, è proprio come un dettato.

“…L’iris selvatico è una raccolta molto originale, tutta giocata sui fiori che parlano al giardiniere. È introvabile ormai e Giano che l’ha pubblicata in italiano non esiste più.”

La poesia di Louise Glück è di fatto l’ascolto della natura (esterna e interna) di una persona sola che si confronta dunque con i grandi temi della vita personale: cosa sussurra, dice, grida il mondo naturale? E nel raccogliere queste voci il suo dettato personale si trasforma in una risposta collettiva.

Nell’anno in cui si celebrano i 250 anni dalla nascita di William Wordsworth, la Glück continua quell’ascolto della natura che fu di Wordsworth e ce ne restituisce le voci nella loro autenticità: parla di natura, ma non è ecologista; ascolta i fiori e ne traduce il linguaggio, i profumi e i colori che si moltiplicano in ognuno di noi. E ognuno di noi, in base al proprio modo di sentire, ascolta parole e suoni e percepisce profumi e colori.

Tutti facciamo parte di una (della) stessa Natura, ma la vita si gioca fra noi stessi con l’universo.