Ai Diamanti il realismo emozionale di Banksy
Tania Droghetti
Sgombriamo subito il campo dai dubbi e dalle polemiche: la mostra Un artista chiamato Banksy, a cura di Stefano Antonelli, Gianluca Marziani e Acoris Andipa, ideata e prodotta da MetaMorfosi Associazione Culturale, in collaborazione con Ferrara Arte e aperta al Palazzo dei Diamanti di Ferrara fino al 27 settembre 2020, non è stata autorizzata dall’autore, il materiale proviene interamente da collezioni private e certamente poter vedere un’opera originale di Banksy sui muri delle case di Bristol, Londra o Venezia, o su quello che separa Israele dai territori palestinesi o, più di recente, su quello dell’ospedale di Southampton non è la stessa cosa che vederla riprodotta in un museo. Il contesto, il momento e le emozioni possono essere diversi ma i messaggi veicolati sono gli stessi.
Come scrive Vittorio Sgarbi, presidente di Ferrara Arte, nel catalogo della mostra: <Banksy non è interessato a esibirsi, ma a documentare il suo tempo, con un realismo emozionale che esalta le circostanze della cronaca. È semplice, diretto. Banksy ribalta tutti gli schemi dell’avanguardia. È figurativo, è illustrativo, è narrativo, non vuole ingannare il popolo, non vuole inventare nuovi linguaggi, parla agli occhi e al cuore. La sua arte è profondamente pop perché è profondamente popolare>.
Popolari sono diventati di certo i suoi “topi”, che il visitatore trova nella seconda sala della mostra. Quando, agli inizi degli anni ‘90, Banksy si trasferisce da Bristol a Londra i suoi “rats” iniziano a comparire sui muri nelle zone nord della periferia, quelle abitate dalla classe operaia. Su di loro l’artista scrive: <Esistono senza permesso. Sono odiati, braccati e perseguitati. Vivono in una tranquilla disperazione tra la sporcizia. Eppure sono capaci di mettere in ginocchio intere civiltà>. Un po’ come gli street artist e proprio uno di loro, il francese Blek Le Rat, aveva già usato l’immagine dei topi negli anni ’80 a Parigi. Nella serie nota come Placard Rats (Topi con Cartello) i topi sollevano cartelli di protesta, nell’opera in mostra si legge la scritta <Vattene finché sei in tempo>, una specie di avvertimento per chi guarda.
Banksy è talmente legato ai suoi topi che li ha resi protagonisti di una delle sue ultime opere, realizzata durante il lockdown… nel suo bagno! Sul suo profilo Instagram è apparsa a metà aprile una foto in cui nove topi mettono a soqquadro il bagno di casa, srotolando la carta igienica o strizzando il tubetto del dentifricio. <Mia moglie odia quando lavoro a casa> il commento dell’artista alla foto che ha raggiunto in mezza giornata più di un milione e mezzo di like.
Al centro della sala spicca però un altro topo: Lab Rat (nella foto) è uno dei primissimi lavori di Banksy, realizzato in spray e acrilici su compensato nel 2000, dipinto sul posto sul pannello laterale di un palco allestito al festival di Glastonbury; il pannello è rimasto poi per anni in un magazzino e alla sua riscoperta nel 2014 è stato autenticato dall’artista. In quest’opera c’è già tutto il Banksy che verrà, o almeno una buona parte di quello che lo caratterizzerà nei vent’anni successivi: il “topo”, il fatto che dipinga o disegni con quello e su quello che ha a disposizione, anche il bersaglio che contorna l’occhio del povero topo rinchiuso in un ampolla è un elemento che torna in altri lavori in mostra, come per esempio Family Target e Precision Bombing.
Le oltre 100 opere e oggetti esposti hanno come obiettivo proprio quello di raccontare due decenni di attività, di storie e di relazioni, per far conoscere al pubblico un artista sconosciuto, perché ha sempre scelto di restare anonimo, senza volto o con una maschera anche negli autoritratti, ma che racconta molto di sé attraverso quello che fa e come lo fa: dai dipinti agli stencil sui muri, con cui ha realizzato per esempio i topi, alle serigrafie. Queste ultime sono fondamentali nella sua storia: tra il 2002 e il 2009 Banksy pubblica 46 edizioni stampate che vende tramite la sua casa editrice, la Pictures on Walls di Londra. Si tratta di serigrafie che riproducono alcuni dei suoi lavori più famosi. Oltre trenta serigrafie originali sono in mostra a Palazzo dei Diamanti. Tra queste Bomb Love (conosciuta anche come Bomb Hugger), del 2003 in cui su uno sfondo rosa pop, una bambina abbraccia una bomba. L’immagine è stata pubblicata in 750 copie serigrafiche da Pictures On Walls proprio durante le manifestazioni in Gran Bretagna per criticare l’intervento congiunto con gli USA contro l’Iraq. La posizione critica di Banksy nei confronti delle guerre è un altro di quei temi che ritroviamo spesso in questa mostra, in Golf Sale, Happy Choppers, CND Soldiers, Bomb Middle England, Napalm, Turf War, e Love Is In The Air, una serigrafia su carta che riproduce su fondo rosso lo stencil apparso per la prima volta nel 2003 a Gerusalemme sul muro costruito per separare israeliani e palestinesi nell’area della West Bank, l’opera raffigura un giovane che, invece di lanciare pietre come accadeva in quei giorni in quella zona, lancia un mazzo di fiori.
In mostra c’è anche Girl with Balloon, serigrafia su carta del 2004-05, votata nel 2017 in un sondaggio promosso da Samsung, come l’opera più amata dai britannici, e Virgin Mary, conosciuta anche come Toxic Mary, una serigrafia su carta del 2003 in cui una classica Madonna rinascimentale dà al suo bambino un biberon con il simbolo del veleno sopra.
Nola invece è un’opera del 2008: l’immagine di una bambina con l’ombrello, che mostra la pioggia cadere dall’interno dell’ombrello stesso, appare come dipinto murale nella città di New Orleans (Nola per i suoi abitanti), dove Banksy si reca proprio nel 2008 subito dopo il passaggio dell’uragano Katrina.
Banksy ha spiegato che l’immagine parla di come le cose che facciamo per proteggerci possano anche farci del male. A New Orleans, infatti, il disastro avvenne a seguito del cedimento degli argini che avrebbero dovuto proteggerla.
Procedendo nelle sale e nella produzione di Banksy altri temi cari all’artista sono quelli del capitalismo sfrenato (Sales End Today, Festival (Destroy Capitalism)), del controllo sociale e della libertà (Rude Copper, Flying Copper, I Fought the Law), della satira nei confronti del potere (Monkey Queen, Queen Vic).
Oltre ai topi anche le scimmie sono un soggetto ricorrente nell’immaginario di Banksy: in Laugh Now una scimmia porta al collo un cartello con la scritta <Ridi adesso, ma un giorno saremo noi a comandare>, l’opera appare per la prima volta nel 2002, commissionata da un locale notturno a Brighton ma da allora l’artista l’ha replicata più volte come installazione, serigrafia e stencil su tela.
La scimmia di Banksy testimonia l’arroganza dell’umanità nei confronti delle altre specie viventi, le parole sul cartello mettono in guardia sul fatto che un giorno gli indesiderati si riprenderanno i loro spazi (e qui quasi si ricollega al cartello del topo di Get Out While You Can).
Tra i suoi lavori più recenti ci sono le opere provenienti da Dismaland, un parco a tema temporaneo aperto dall’artista nel 2015 in uno stabilimento in disuso nella cittadina balneare britannica di Weston-Super-Mare, nel sud dell’Inghilterra: in mostra si trova Mickey Snake, una scultura-installazione in cui un serpente ingoia Topolino. Il rapporto tra Banksy e la Disney è sempre stato controverso, quest’ultima è stata spesso bersaglio dell’artista <per il suo intento di coinvolgere l’infanzia nella rappresentazione di un mondo dalla retorica favolistica e irreale> come si legge nel catalogo.
Sempre da Dismaland arriva anche Dismaland print, una collaborazione con il collettivo femminista anonimo di attiviste russe Pussy Riot, in particolare, nell’opera esposta, il membro delle Pussy Riot noto come Nadya ha aggiunto il simbolo anarchico costituito dalla A cerchiata.
Nel 2017 Banksy ha curato il rifacimento di una piccola pensione di Betlemme che si è ritrovata un enorme muro davanti alle proprie finestre. Il muro è stato costruito da Israele in Cisgiordania per impedire formalmente l’intrusione di terroristi palestinesi nel proprio territorio. Banksy, dopo la ristrutturazione, ha rinominato la pensione Walled Off Hotel (Hotel murato fuori), usando come slogan per pubblicizzarlo: <L’hotel con la vista più brutta al mondo>. In mostra ai Diamanti è possibile vedere l’opera Walled Off Hotel Box Set, che rappresenta dei bambini su una giostra costituita da una torre di guardia come quelle che sono presenti lungo tutto il muro di separazione con la Cisgiordania: l’innocenza dei bambini che si scontra con il mondo violento creato dagli adulti. E’ possibile acquistare questo lavoro, stampa digitale su carta e pezzo di muro, al prezzo di circa 150 euro nel negozio di souvenir all’interno dell’hotel di Betlemme.
Nelle ultime sale a completare la mostra ci sono diversi poster da collezione, alcune t-shirt, i tre volumi Black Books e i progetti di copertine di vinili, oltre a una riproduzione di Game Changer, l’opera che Banksy ha creato e donato all’ospedale di Southampton per ringraziare il personale sanitario impegnato nella lotta al Covid – 19 e che ritrae un bambino che, in un cesto di giocattoli dove ci sono diversi super eroi come Batman o Superman, sceglie un’infermiera. Banksy ha lasciato anche una dedica: <Grazie per tutto il lavoro che state facendo. Spero che questo dipinto porti un po’ di luce, anche se è solo in bianco e nero>.
A causa dell’emergenza Covid gli ingressi alla mostra sono contingentati: massimo 15 visitatori ogni 15 minuti. Chi è in possesso della prenotazione avrà la precedenza, è consigliato quindi prenotare il biglietto sul sitowww.palazzodeidiamanti.it, dove si possono trovare anche tutte le indicazioni sulle modalità di visita.