“Pagine” di Rita Marconi. Ad Antonia Pozzi

Pagine

ad A.P.

Sono di carta

le pagine di un libro

corrose

da stralci di poesia

e quando è scritta

la parola fine

nel foglio bianco

resta romita l’anima

di Rita Marconi

ad Antonia Pozzi

Il 3 dicembre 1938 si è spenta Antonia Pozzi all’età di 26 anni dopo aver ingoiato una dose di barbiturici.

Oggi ricorre l’87esimo anniversario dalla morte della poetessa, che se n’è andata in silenzio, lasciandoci l’eredità di oltre trecento poesie, mai pubblicate in vita, intrise di una voce originale e potente.

Fu Eugenio Montale a riconoscere l’unicità di Antonia Pozzi e a divulgare la sua opera pubblicando la prima raccolta postuma Parole nel 1948.

Leggere le poesie di A.P. é come entrare in un universo di Humanitas che affonda le radici nella solitudine di tanti abbandoni, e nella sofferenza di una giovane donna che lotta invano contro convenzioni e pregiudizi sociali chiusi nell’indifferenza. I suoi versi sembrano scorrere su una corda tesa di emozioni.

Scrive Antonia Pozzi nella poesia Solitudine:

<<No, sono sola. Sola mi rannicchio / sopra il mio magro corpo. Non m’accorgo / che, invece di una fronte indolenzita / io sto baciando come una demente / la pelle tesa delle mie ginocchia>>.

(Milano, 30 maggio 1929)