Da Montrouge a Rovigo le foto di Robert Doisneau
Tania Droghetti
Nel suo atelier di Montrouge, a sud di Parigi, il fotografo francese Robert Doisneau (1912-1994) ha lasciato in eredità alle due figlie 450mila negativi. Quando si decide di proporre una mostra su questo artista si deve quindi per forza fare delle scelte, proporre una selezione che rispecchi un percorso. Gabriel Bauret, curatore della mostra su Doisneau al Palazzo Roverella di Rovigo (23 settembre 2021 – 6 febbraio 2022) ha raccolto 133 immagini: dagli anni ‘30 agli anni ‘60, ambientate prevalentemente a Parigi e nella sua periferia e tutte in bianco e nero.
Gli scatti sono divisi per soggetti, quelli particolarmente cari al fotografo, e i primi che si incontrano sono quelli dedicati ai bambini delle periferie: che giocano con niente, saltano, scrivono sui muri, vanno a scuola e si distraggono, provano a vivere da bambini spensierati anche se poveri, anche in una bidonville come quella di Ivry.
La quotidianità è un altro tema da sempre al centro dell’interesse di Doisneau, che dopo aver raccontato Parigi durante la guerra, l’occupazione e l’euforia per la sua liberazione si concentra sul tentativo di tornare alla normalità. Lavorerà per cinque anni alla Renault come fotografo pubblicitario e lì, per sua stessa ammissione, imparerà a conoscere la dura realtà e il mondo <di coloro che si svegliano presto>.
Ma è il teatro della strada il suo luogo/soggetto preferito, quello dove si sentirà sempre a suo agio, dove può appostarsi con la macchina fotografica in attesa dello scatto perfetto, che può farsi attendere anche per ore, dove può guardare senza essere visto, preparando la sua
trappola fotografica, da buon <pescatore di immagini> come si autodefiniva.
Due sale in particolare sono dedicate a queste foto: le code per entrare al Cinéma Gallia (1948), La Dactylo du Vert Galant (1947), Vent en Rue Royale (1950), L’Enfer (1952), La Cour des Artisans (1953), Le Fox Terrier du Pont des Arts (1953) solo per citarne alcune, tutte immagini dove, così raccontava Doisneau, <le cose già formano una composizione armoniosa
nello spazio… e poi si aspetta, con una specie di speranza completamente folle, che le persone entrino nel riquadro>.
Questa tecnica dell’attesa l’artista la applica anche nelle sue foto in interno, come quelle “rubate” dalla vetrina del negozio di antiquariato del suo amico Romi o nelle portinerie o nei bistrot: la foto di Mademoiselle Anita (1951) sarà scelta per la prima pagina di Libération per annunciare la morte del fotografo nel 1994.
Se poi i soggetti non entrano spontaneamente nel famoso riquadro o ci sfugge per pochi secondi un particolare momento, un’immagine per Doisneau può essere anche preparata, senza per questo perdere la sua magia. E qui inizia la storia della foto forse più famosa dell’artista, di sicuro quella che lo ha reso, suo malgrado, più famoso: Il Bacio davanti all’Hotel de la Ville (1950) in cui una coppia si bacia lungo le strade di Parigi. La foto fu scattata per la rivista Life ma non “al volo”, anche se per molto tempo venne lasciato credere proprio questo.
In realtà Doisneau aveva visto Françoise Bornet e il suo ragazzo Jacques Carteaud baciarsi e gli aveva chiesto di rifarlo davanti alla macchina fotografica. L’artista dovette raccontare la verità quando, nel 1992, un’altra coppia si presentò in televisione dicendo di essersi riconosciuta e pretendendo un risarcimento.
Una sala della mostra è poi dedicata alla parentesi delle foto di moda per Vogue, anche se a Doisneau della moda <non importava un fico secco>, tanto che spesso con lo stesso rullino con cui di giorno aveva scattato in studio con le modelle poi la sera andava a scattare per le strade di Parigi, unendo <seta e clochard>.
L’esposizione si chiude con le foto degli amici: Maurice Baquet e il suo violoncello in giro per la Ville Lumiere (poi confluite nel libro Ballata per violoncello e camera oscura), Picasso a pranzo, Prévert, il suo cane e la sua immancabile sigaretta ritratti sempre lungo le vie della capitale francese, il luogo ideale per la buona pesca del paziente pescatore Doisneau.
La prossima mostra in programma al Palazzo Roverella di Rovigo
(www.palazzoroverella.com) sarà dedicata a Kandinskij, dal 26 febbraio al 26 giugno 2022.
Nella foto di Tania Droghetti il famoso scatto Il Bacio davanti all’Hotel de la Ville (1950)