Il Buon Traduttore – Patricia Klobusiczky

La traduttrice Patricia Klobusiczky ci introduce in una professione affascinante dalle continue sfide tecniche, professionali e al percorso da affrontare per chi sceglie questo mestiere.

Senza di loro molte persone non avrebbero letto i grandi capolavori della letteratura mondiale. I traduttori letterari, veri e propri scrittori, ci aprono una porta e costruiscono da sempre ponti di accesso verso altri mondi, altri culture, rendono una lingua straniera più accessibile. Tuttavia – succede ancora oggi –, restano talvolta all’ombra degli autori che traducono. Addirittura sconosciuti o non citati.

Cosa fa questa professione tanto speciale, ma soprattutto cosa fa di un traduttore, un buon traduttore?

PatriciaKlobusiczky – Copyright Frankfurter Buchmesse

Anche se sono sempre stata un lettrice avida fin da giovanissima, durante la mia carriera mi sono ritrovata a riconoscere, che si arriva a leggere bene un testo solamente quando ci si trova a tradurlo. Questa professione insegna a vedere, ascoltare, quindi usare tutte le nostre forme di percezione e comunicazione con la realtà, e ci mostra tutte le potenzialità di un linguaggio, sia nell’originale, che nel testo di destinazione. I traduttori in lingua tedesca, che io trovo brillanti – molti in verità –, hanno personalità diversissime, ma una cosa li accomuna tutti quanti, ed è quella mescola di fede e meticolosità in ciò che traducono da un testo originale con al contempo un istintivo desiderio di scrivere liberamente, comunicare idee e sentimenti. Il nostro lavoro è quello di spingerci al limite, esplorare il suono e, nel caso, espandere le possibilità espressive della lingua madre. Ogni giorno di lavoro. La traduzione ideale è una combinazione equilibrata di precisione maniacale e desiderio di sperimentare e giocare.

I traduttori restano talvolta sconosciuti anche nel caso di noti best sellers, e tuttavia questi autori hanno la possibilità di essere letti solo attraverso il linguaggio e le parole del loro traduttore. Come può un traduttore uscire da questo luogo d’ombra in modo da veder riconosciuto il proprio ruolo?

Il problema principale è che esiste ancora una certa resistenza nell’informare correttamente il pubblico dei lettori delle difficoltà e dell’importanza di questo lavoro, e mi riferisco soprattutto agli addetti ai lavori, dall’editore, ai critici, fino agli organizzatori di festival ed eventi letterari, o agli stessi librai. Ogni traduzione ha di fatto due scrittori, l’autore e il traduttore. Dovremmo essere considerati in questo modo. Ogni qual volta si pubblica, si vende, o semplicemente si discute o presenta una traduzione ad una anteprima, in programmi televisivi e radiofonici, nelle informazioni bibliografiche, o sul web, senza citarne l’autore, significa infrangere un copyright. Concettualmente è terribile, che in questo modo si finisca ad essere separati dal nostro stesso lavoro. Succede ancora troppo spesso, che molti traduttori debbano ritrovarsi a non essere associati al testo tradotto, che hanno letteralmente creato! Una traduzione significa mesi di duro lavoro. Anche se oggi non vi è dubbio alcuno, che il nostro sia un mestiere creativo a tutti gli effetti, ci sono difficoltà ad essere riconosciuti come artisti. Per fortuna questi sono casi sempre più rari e da tempo si assiste anche ad esempi molto positivi nell’industria letteraria. Solamente a Berlino ho incontrato moltissimi professionisti dell’editoria che ci coinvolgono in prima persona nella promozione dei libri, proprio perché riconoscono, che nessuno come il traduttore conosce a fondo il contenuto di questi testi, e può fornire migliore e più viva sensazione ed esperienza di lettura del prodotto. Riconoscendo questo concetto molto semplice del lavoro di traduzione, si crea un effetto domino che, in realtà, finisce per essere di enorme vantaggio per tutti, autore, editore e lettore compresi.

Lei traduce dal francese e dall’inglese. Qual è la caratteristica specifica e quali le difficoltà nel tradurre da queste due lingue?

La lingua tedesca è più precisa di quella francese, necessita di grande precisione nelle scelte linguistiche. Questo è naturalmente il problema più grande anche quando si deve affrontare la natura più ambigua del linguaggio francese. Un’altra sfida è la polisemia delle parole francesi. In alcuni casi, per alcuni aggettivi, nomi o pronomi, si dovrebbero usare almeno dieci diverse parole del tedesco per esprimere correttamente e in modo completo tutte le sfumature e i significati di un concetto in originale! Questo non può essere possibile, e quindi, per compensare la perdita, si può usufruire ad esempio di una grande varietà di forme verbali presenti in lingua tedesca.

Per quanto riguarda l’inglese, spesso è la brevità, la sintesi veloce, il ritmo creato dalle numerosissime parole monosillabiche e dai participi, che ci dà da pensare. Una traduzione diretta non esiste nel mio mestiere. Anche una parola popolare come pane, prende diverse significati nei propri contesti e nelle associazioni più comuni di un linguaggio, come racconta la traduttrice Esther Kinsky nel suo saggio Fremdsprachen – Matthes & Seitz Berlin, 2013. Gli stessi problemi divengono una sfida continua da risolvere ogni volta caso per caso e spesso in maniera differente. Tutto dipende dal contesto! Personalmente leggo e ascolto moltissimo in tedesco in modo da restare aggiornata sulle variazioni di linguaggio dei nostri tempi. Bisogna leggere gli originali, azzardare traduzioni e confrontarle, ascoltare il linguaggio della radio e della televisione, ascoltare musica e i loro testi – poco importa, che sia un’opera di Schubert o un testo di gangsta rap –, andare a teatro e non aver alcuna vergogna ad origliare le conversazioni quando si prende la metropolitana o i mezzi pubblici. È l’unico modo che conosco per arricchire continuamente il linguaggio, i suoi registri, le possibili variazioni. Sono cosciente, che per affrontare un testo, essere creativa e al contempo plausibile, si debba ricorrere assolutamente alla maggior ricchezza di espressioni possibili. Una buona traduzione richiede un linguaggio vivo.

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