Gaetano Previati in Castello tra simbolismo e futurismo

Tania Droghetti

Capita, anche spesso, che la storia ci metta un po’ di tempo a restituire il giusto ruolo alle persone che in qualche modo l’hanno fatta o cambiata. Succede anche nella storia dell’arte. Per Gaetano Previati, artista nato a Ferrara nel 1852 e morto a Lavagna, in provincia di Genova, nel 1920 quel momento è arrivato, grazie alla mostra a lui dedicata dal 9 febbraio al 7 giugno al Castello Estense.

Tra simbolismo e futurismo. Gaetano Previati è organizzata dalle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea, dalla Fondazione Ferrara Arte e dal Comune di Ferrara in collaborazione con i Musei d’Arte Antica. In mostra ci sono un centinaio di opere tra dipinti, disegni e documenti, provenienti dal fondo delle raccolte civiche ferraresi, da collezioni pubbliche e private, fra cui l’Archivio Eredi Alberto Previati e la Fondazione Cavallini – Sgarbi.

Chiara Vorrasi è la curatrice, da dove e come nasce questa mostra su Previati?

Nasce per celebrare i cento anni dalla sua morte e per cercare di dargli la giusta collocazione nella storia dell’arte tra ‘800 e ‘900. Questo è un percorso che avevamo già iniziato con la mostra Stati d’animo nel 2018. L’ambizione è quella di proporre un’immagine non scontata di questo artista, un padre e predecessore dell’avanguardia, della modernità, che non rescinde i legami con i soggetti della tradizione ma li affronta con un approccio del tutto sperimentale. Previati nelle sue opere si interroga su temi cruciali per quella che sarà l’arte moderna.

Il percorso che avete pensato affronta proprio questi temi, partendo dalla rappresentazione di sentimenti e sensazioni

Nelle opere della prima sala, da Gli ostaggi di Crema del 1879 alle Fumatrici di oppio del 1887, passando per Le comunicande del 1884, è già chiaro il superamento dell’opera d’arte come finestra sul mondo, come rappresentazione delimitata dalla cornice di un luogo o di una vicenda, Previati forza infatti il diaframma della pellicola pittorica, il limite del quadro e cerca l’interazione con l’osservatore; nelle Fumatrici è come se i fumi potessero investire chi guarda, superando la separazione tra lo spazio della rappresentazione e quello dello spettatore. Il coinvolgimento nello stato d’animo raffigurato è totale.

Una delle sale è dedicata al rapporto con la musica, che avvicina particolarmente Previati a Umberto Boccioni, cosa vede uno degli ideatori del manifesto futurista nei dipinti dell’artista ferrarese?

Boccioni aveva visto Paolo e Francesca, che è un’opera del 1909, e ne era rimasto talmente colpito da scrivere di Previati, nel 1911, che “con lui le forme cominciano a parlare come musica, i corpi aspirano a farsi atmosfera, spirito, il soggetto è già pronto a trasformarsi in stato d’animo”. Previati può essere considerato il precursore della svolta futurista che Boccioni si apprestava a fare con la prima redazione del trittico degli Stati d’animo. Le anime immateriali di Paolo e Francesca esprimono un dinamismo che conduce oltre il margine dell’opera, a una spazialità infinita.

Anche in altre opere, con soggetti musicali, come Armonia e Notturno, entrambi del 1908 ed entrambi nati per le pareti della sala musicale della figlia del gallerista Alberto Grubicy, l’artista utilizza il colore come accordo, la linea come ritmo, rappresentando visivamente la musicalità.

In Armonia le onde luminose del sole al tramonto sembrano una risonanza della musica suonata dalle figure, chi si trova davanti a queste opere viene attraversato dalle vibrazioni.

Siete riusciti ad avere in mostra anche il primo dipinto in cui Previati applica la scomposizione del colore

Si tratta del dipinto Nel prato (1889-90), in cui, a soli due anni dalle Fumatrici di oppio, l’artista introduce questa nuova tecnica che gli permette di raggiungere, scomponendo il colore sulla tela invece che sulla tavolozza, un effetto di luce più intensa, un potenziamento che incide sulle emozioni dello spettatore e che suscita sensazioni di serenità, tanto che il titolo originale dell’opera doveva essere Pace.

In questo dipinto ancora si possono vedere delle figure ma nell’ultimo periodo della sua produzione artistica Previati tenderà a eliminarle del tutto, perché?

Perché, e lo scriverà lui stesso, si può evocare meglio uno stato d’animo attraverso la sintesi di luce e colore se è assente la figura, come nelle Colline liguri (1912-13).

Che cos’è il Il sogno della modernità?

E’ un’altra sfida per Previati: la rappresentazione dei temi della modernità, al centro della pratica futurista. Boccioni già nel 1911 lo aveva definito un anticipatore. Nel 1914 -16 l’artista ferrarese recupera questi temi dimostrando, con il ciclo Vie del commercio per la Camera di Commercio di Milano, di riuscire a dire una propria parola e a dare una propria impronta, evocando la sensazione di velocità e altitudine ma anche di libertà di varcare frontiere inaspettate grazie alla rivoluzione tecnologica e alle nuove vie di comunicazione, come in La ferrovia del Pacifico, che conferma ancora una volta la sua capacità di far volare l’immaginazione dello spettatore.

Avete scelto di dedicare dei focus ad alcuni aspetti particolari del lavoro di Previati, tra cui le opere mai realizzate e le sue illustrazioni

Abbiamo fatto questa scelta proprio perché Previati era il pittore degli stati d’animo e anche dell’immaginazione. Fece per esempio delle ricerche e dei disegni per un gigantesco diorama dell’Inferno di Dante, ma non ha mai trovato i finanziatori e quindi il progetto non andò in porto. Ma l’idea c’era: i gironi danteschi raffigurati in dipinti che si illuminavano al passaggio lungo una scala che scendeva.

Previati era un grande disegnatore, un visionario aperto a media diversi, oltre a quello pittorico.

Realizza, di sua iniziativa, disegni per i racconti di Edgar Allan Poe: nella Discesa nel Maelström (1888-90) la caduta in un gorgo senza fine rappresenta le sensazioni del protagonista che si inabissa sempre di più.

Nelle illustrazioni dei Promessi sposi di Manzoni, Previati orchestra una coralità di stati d’animo, che sono la vera forza del romanzo. L’illustrazione troppo descrittiva, secondo lui, uccide la capacità di creare suggestioni fantastiche, di permettere all’osservatore di completare quei dettagli che l’artista non ha messo, anche nelle illustrazioni quindi Previati chiama l’osservatore alla partecipazione, un tema molto moderno.

Un altro focus è dedicato alla rappresentazione del sacro, come l’affronta il pittore ferrarese?

Si pone il problema di raffigurare in maniera credibile e coinvolgente il fenomeno sacro in un contesto moderno e ancora una volta è la suggestione luminosa la sua soluzione.

La vicinanza di due opere visivamente così distanti come il Cristo Crocifisso (1881) e l’Adorazione dei Magi (1890-94) dimostra cosa li accomuna: una linea di continuità nell’utilizzare la luce per veicolare un’influenza spirituale e restituire un’aura di sacralità.

Previati riscrive l’iconografia del sacro illuminando la natura umana di Cristo, la fragilità della divinità crea empatia nell’osservatore.

Le ultime due sale sono dedicate a due temi ferraresi, quali?

Il Tasso ritrovato e Ugo e Parisina. Il primo è un dipinto del 1880 che raffigura la morte di Torquato Tasso dopo la lunga prigionia nell’ospedale di Sant’Anna, si pensava che fosse stato distrutto dallo stesso Previati in quanto insoddisfatto dell’opera e invece è stato ritrovato recentemente all’Università di Torino. Sarà visibile in mostra dal 27 marzo. L’indagine diagnostica ha permesso di scoprire che Previati è intervenuto più volte sul quadro per spostare la finestra che illumina il dipinto, portandola quasi del tutto fuori dall’opera, una luce non più visibile in una dimensione trascendente, questo rende il dipinto qualcosa di più della semplice rappresentazione della morte.

Altro tema ferrarese è quello di Ugo e Parisina, gli sfortunati amanti di casa d’Este: grazie all’Archivio Eredi Alberto Previati è stata ricostruita l’intera serie di disegni creati per accompagnare il melologo Parisina (1901), testi di Domenico Tumiati su musica di Vittore Veneziani (il 27 marzo il Conservatorio di Ferrara lo metterà in scena, in un ideale omaggio ai tre artisti ferraresi, ndr).

Gabriele D’Annunzio assistette all’esecuzione dell’opera che ispirò la sua tragedia lirica Parisina, musicata da Pietro Mascagni (1913) e Previati venne chiamato a illustrare il libretto, essendo un artista sempre pronto alle grandi scommesse accettò e realizzò anche dei quadri sul tema.

Chi è stato quindi Gaetano Previati?

Uno sperimentatore moderno, che ha cercato di suscitare emozioni nello spettatore e di coinvolgerlo in tutti i modi, attraverso il dinamismo, la luce e utilizzando al meglio anche mezzi diversi per raggiungere un pubblico sempre più vasto.

Per tutte le informazioni su orari e biglietti si può consultare il sito www.castelloestense.it.

Nella foto di Tania Droghetti, Chiara Vorrasi davanti al dipinto La ferrovia del Pacifico