Incanti della natura. Le opere di Costanza Feligiotti

Fuga di nuvole su una distesa di grano.

Incanti azzurri e silenti di borghi mediterranei.

Colate di luce illuminano stazioni, ritratti, nature morte, campi arati.

Un tratto deciso, vitale, una pennellata densa che si traduce in impatto visivo e colore.

Apparente semplicità che si rivela fedeltà al vero. Profondità.

L’artista Costanza Feligiotti ci raggiunge insieme al marito Gianni durante la nostra riunione di Redazione e ci sorprende con la forza autentica delle sue opere. Ne è un assaggio la Campagna con girasoli (olio su tela, 50×70, 2009), scelta per la copertina di questo numero de l’Ippogrifo.

È soltanto un esempio dalla vasta produzione di Costanza, socia del nostro Gruppo, protagonista di innumerevoli mostre, artista eclettica che sa spaziare dal disegno all’acquerello, dalla pittura a olio alla scultura.

«Ho sempre amato disegnare – racconta Costanza – e ho cercato di coltivare la mia passione scegliendo studi artistici. Dopo un anno all’istituto Dosso Dossi, ho frequentato il liceo artistico di Bologna. Avrei voluto studiare architettura, infine mi sono specializzata in scenografia. Poi ho iniziato a insegnare agli studenti disegno architettonico e educazione artistica».

Alla scuola si è dedicato con passione anche il marito Gianni Bianchini, che ha raccolto le Memorie di un insegnante nel libro Mille giorni felici (La Carmelina edizioni, 2006). Un volume che ripercorre con voce sincera la sua carriera e le esperienze indelebili vissute insieme ai ragazzi, con una dedica alla moglie artista e l’inserto di alcuni dei suoi preziosi disegni e acquerelli, tavole dalle quali affiora il rigore dello studio e la precisione del tratto (riproponiamo qui l’acquerello che raffigura lo scalone di Palazzo Saracco, in via Cairoli a Ferrara).

Quando chiediamo a Costanza di parlarci un po’ di lei, si schermisce: «La mia vita è semplice, non c’è tanto da raccontare Sono nata a Lugo, ma sono di origine marchigiana. La ia passione è l’arte. E mi accompagna da sempre».

«Cosa si prova quando si vende una propria opera? È difficile distaccarsene?», le domanda Isabella Cattania. E l’artista risponde senza esitare: «Da alcune opere non riesco a separarmi, le tengo per me e non le vendo. Ma è importante che qualcuno dimostri di apprezzare la mia arte e desideri possedere una mia creazione. È come se provasse lo stesso sentimento che avverto io quando mi siedo davanti a una tela: resto assorta a osservarla, la contemplo e il mio desiderio profondo è quello entrare nel quadro, esserne parte».

Una sensazione che contagia anche a noi, mentre ci soffermiamo sui particolari della tela che raffigura Monte Sant’Angelo, tra i vicoli, le pietre antiche e le case di calce bianca.

O mentre ci smarriamo tra le geometrie di una campagna che sfuma nell’infinito, oltre le schiene ricurve di alcune donne braccianti. Oppure, ancora, tra i fari stralunati e i binari ipnotici di una stazione remota, dalla quale partire per qualsiasi destinazione, o magari per nessun luogo.

 

Ma tutti noi della Redazione scegliamo infine di abbandonarci alle dolci linee e ai colori del paesaggio scelto per la copertina: sotto la calma sospesa di un sipario di nuvole, si srotola una distesa sterminata di girasoli, tappeto giallo della nuova estate che ci viene incontro.