Luigi Dal Cin, oltre 100 libri per stare dalla parte dei ragazzi

Isabella Cattania

Luigi Dal Cin, autore per ragazzi. Perché ha scelto, scrivendo oltre 100 libri
di narrativa, di rivolgersi ai più giovani?

Scrivo per i bambini perché vedo la loro meraviglia, ma anche la fragilità e il bisogno di riferimenti significativi. Credo che la mia responsabilità di adulto si realizzi nell’accompagnarli: scrivere per i bimbi è un modo per dimostrare, concretamente, di stare al loro fianco.
Certo, c’è bisogno di un aiutante magico. Questo rispondo ai lettori bambini quando mi chiedono come fa un adulto a scrivere per ragazzi. Deve avere un aiutante magico che, come nelle fiabe, gli indichi la via per farsi vicino al nucleo più profondo del bambino che leggerà la sua storia. Per quanto possa sentirsi solidale con il mondo dell’infanzia, infatti, lo scrittore adulto resta un adulto e dunque ha bisogno di un aiutante, che io chiamo la ‘Penna bambina’. La Penna bambina è uno strumento che sta dalla parte dei bimbi e che consente allo scrittore di esprimere il pensiero e il linguaggio adulto in una lingua non più parlata con gli altri adulti, ma mai dimenticata: appunto la lingua dei bambini. È la mia lingua madre. Riconosco il linguaggio dei bambini come la mia lingua madre che, una volta diventato adulto, non ho rinnegato ma che anzi esercito ogni giorno incontrando oltre sessantamila alunni nelle scuole e nei teatri di tutta Italia. Ma attenzione: non si tratta solo di saper utilizzare vocaboli comprensibili ai più piccoli. Si tratta soprattutto di toni; di capacità nel creare corrispondenze tra il testo e ciò che il lettore bambino vive; di sapersi, insomma, mettere al suo fianco. Sono convinto che la magica ‘Penna bambina’ si riveli solo a chi sta davvero dalla parte dei bambini, a chi li considera davvero delle persone con la stessa dignità dell’adulto. D’altronde, il vero scrittore per ragazzi sta sempre dalla loro parte, per sua stessa natura e vocazione. Altrimenti non è uno scrittore per ragazzi. È qualcos’altro: magari uno scrittore che scrive di ragazzi. Ma non per loro.

Le sue opere sono state tradotte già in dieci lingue. Tanti i premi ricevuti, tra cui l’Andersen e il Troisi. Con Ferrara, però, sempre nel cuore.

Ferrara è la città in cui sono nato e cresciuto, ed è una città che amo. In questi venti anni di attività di scrittore sono nati numerosi progetti di collaborazione con la città stessa, in particolare per raccontarne il patrimonio artistico, storico, culturale. Penso ai libri illustrati realizzati insieme a Ferrara Arte per raccontare ai bambini, dal 2010, le mostre di Palazzo dei Diamanti; ai diversi libri per raccontare la Ferrara rinascimentale e il suo Delta del Po Patrimonio dell’Umanità UNESCO, ma penso anche alla manifestazione Ferrara Monumenti Aperti per cui ho ideato e realizzato il progetto di scrittura e narrazione Le Parole della Bellezza e Lo sguardo che crea. In tutto questo ho sempre usato la narrazione. Credo infatti che ai bambini e ai ragazzi interessino sì le informazioni, ma ancor di più le storie, e che solo l’utilizzo di una sapiente narrazione consenta di trasmettere – con un coinvolgimento non solo intellettivo, ma anche emotivo – insegnamenti storici, artistici e culturali. La sfida per avvicinare i ragazzi a un qualsiasi contenuto credo stia proprio nel saper costruire una vera narrazione capace di creare fascino e, in fondo, di farli immedesimare e divertire. È questo, credo, il modo giusto per passare le informazioni ai ragazzi: inserirle in un contesto narrativo solido, che non sia un ingannevole pretesto usato solo per ‘insegnare’.
Alla fine, la vera motivazione per queste ‘audaci imprese’ (come direbbe Ariosto) credo sia l’amore che provo per la bellezza e la cultura: i racconti che ho scritto sono un invito per tutti, adulti e bambini, a viverla intensamente. Penso infatti esista, in ogni percorso educativo, un diritto alla bellezza, da esercitarsi con forza sempre maggiore di fronte alle fantasie preconfezionate e stereotipate in cui siamo immersi. Per le città, l’arte, i musei saper fornire questi strumenti alle famiglie credo sia strategico perché i nostri ragazzi possano frequentarne la bellezza e la cultura.

Nel curriculum di Luigi Dal Cin non ci sono solo libri: infatti è docente in numerosi corsi, anche universitari, oltre che autore e regista teatrale.

Sono professore del corso annuale di tecniche di scrittura all’Accademia di Belle Arti di Macerata e docente del corso di tecniche di scrittura sullo scrivere per ragazzi per la Scuola Holden di Torino, per il Master Illustrazione per l’Editoria dell’Accademia di Belle Arti di Macerata, per la Scuola Internazionale Le immagini della fantasia di Sarmede (TV), per i Movie Days del Giffoni Film Festival, ma tengo numerosi corsi di tecniche di scrittura anche in molte altre città italiane. Credo infatti ci sia bisogno anche di tecnica nella scrittura. Penso che per scrivere un buon libro sia necessario essere quanto più possibile consapevoli delle modalità da mettere in atto e degli effetti che si vogliono ottenere sul lettore, e che tutto questo passi per una conoscenza approfondita delle tecniche di scrittura. Credo che vadano insegnate nelle scuole e nelle università oltre, ovviamente, alla storia della letteratura. Per quanto riguarda il teatro, Scrivila, la guerra, uno dei miei spettacoli che sto portando più in giro per l’Italia in questo momento – realizzato per riflettere insieme su uno degli eventi più drammatici del secolo scorso, sulle inevitabili sofferenze che ogni guerra porta agli ultimi, sul potere salvifico della narrazione –, è stato di recente in cartellone al Teatro Comunale Claudio Abbado di Ferrara.

Torniamo ai giovani. Ogni anno, tra spettacoli, laboratori di scrittura e iniziative mirate alla presentazione dei suoi libri, incontra decine di migliaia di bambini e ragazzi. Tutto ciò la rende Peter Pan o Bianconiglio?

Con Bianconiglio non mi pare di avere molto in comune – tranne la corsa verso il mondo della meraviglia: il simbolismo del coniglio, animale associato alla luna, e il colore bianco rappresentano proprio ciò che sta al di là –, con Peter Pan invece è tutta un’altra storia. Ma prima di rispondere devo chiarire come vedo la sua figura letteraria. Lo devo fare perché la nostra cultura spesso dà una lettura superficiale di questo personaggio, come se Peter Pan ci invitasse a fuggire le responsabilità del mondo o a essere adulti immaturi. Peter è molto più sottile nei suoi pensieri: non gli è mai piaciuta la superficialità, e continua a rivolgerci il suo vero entusiastico invito. Se ci si fermasse a leggere Peter e Wendy con rispetto e stupore, lo stesso rispetto e lo stesso stupore, intendo, che si devono ad ogni bambino, allora si potrebbe scoprire, ad esempio, che in quel romanzo i veri immaturi non sono i personaggi bambini, bensì quelli adulti. Cosa dire ad esempio del Capitano Giacomo Uncino la cui voce si spezza nel pronunciare la parola ‘mamma’, mentre Peter Pan sopporta con coraggio, nel silenzio del suo giovane cuore, la lacerante convinzione di essere stato dimenticato dalla madre? Si scoprirebbe Uncino terrorizzato in ogni sua fibra dal coccodrillo che lo insegue, Peter che della morte dice «sarà un’avventura straordinaria»; il signor Darling perennemente occupato a calcolare egoistica- mente ogni cosa, Peter pronto a dare la vita per Wendy; Peter che, durante un combattimento, porge lealmente la mano ad Uncino per farlo risalire, e lui invece che gliela morde; il signor Darling che più volte si comporta da vigliacco davanti ai propri figli; il piccolo Gianni che diventato adulto e barbuto non sa più raccontare nemmeno una storia ai suoi bambini… e così via. Questo è un romanzo che sta dalla parte dei bambini. E Peter ci supplica di non diventare adulti in quel modo.
Perché Peter non fa come tutti gli altri, cerca e trova nel profondo di se stesso il valore della propria vita. E ci implora di non dimenticare come si fa a volare. Volare con fiducia: è la prima regola. Volare con coraggio e gratuità. Da veri adulti. Con questa premessa, riguardo Peter Pan mi sento di rispondere: sì.

Chiudiamo con la domanda quasi d’obbligo per un autore: quali le novità editoriali?

È appena uscito per i più piccoli No, la zuppa no!, un libro illustrato pubblicato da Lapis edizioni sull’identità profonda di ciascuno di noi che, spesso, si manifesta fin da bambini e che noi adulti abbiamo il compito di scoprire, rispettare, sostenere. C’è poi Afferra la cima! un libro illustrato per raccontare l’epilessia ai più piccoli, edito sempre da Lapis, nell’ambito di una collana editoriale in cui racconto diversi tipi di disabilità: per smontare, insieme ai bambini, i tanti superficiali pregiudizi che condizionano pesantemente la vita dei loro compagni disabili. Infine firmo Lo strano caso di Fulgenzio Lenticchia, aiutante-bibliotecario-in-prova che racconta ai ragazzi i preziosi tesori culturali del Sistema Bibliotecario e Museale dell’Ateneo di Ferrara.