Saturnia

Due rose di un rosso delicato ornavano la spalla destra di Saturnia ed i gambi intrecciati di quei fiori scendevano sulla scapola mettendo ben in evidenza le spine. In quelle rose c’erano la sua bellezza ed il suo dolore. Sulla sua gamba sinistra saliva fino al ginocchio un tatuaggio geometrico di quadrati e rombi intrecciati che le donava stabilità ed una forza quasi maschile. Il suo ombelico dava vita per metà ad un sole dai raggi neri a forma triangolare e per l’altra metà ad una luna rossastra dai tratti curvilinei: in quel tatuaggio c’era la determinazione con cui affrontava ogni giornata e le speranze che nutriva ad ogni tramonto. Le sue braccia lunghe e muscolose producevano una fragorosa fontana ogni volta che nuotavano a delfino e penetravano nell’acqua tagliandola con forza ad ogni movimento a stile libero. Le sue gambe si muovevano veloci e agili nell’acqua come sulla terra ferma. Velocemente nuotava e velocemente se ne andava dagli spogliatoi dopo essersi asciugata con un telo azzurro i corti capelli neri e lisci. I suoi occhi erano due verdi macchine fotografiche con messa a fuoco ad alta definizione, capaci di prestare attenzione anche ai dettagli meno significativi per non sbagliare il prezioso scatto. Nei suoi
occhi se li guardavi attentamente vedevi tutte le foto scattate, vedevi la quotidianità delle persone che lei sapeva cogliere, vedevi una smorfia di dolore, un sorriso ammiccante, una matita infilata nei capelli, ricette di piatti rivisitati, storie racchiuse in libri letti e riletti, ginocchia sbucciate. Le sue orecchie piccole sapevano ascoltare ogni parola che non fosse urlata e coglievano le sfumature della voce che le pronunciava e le emozioni che cercava di celare. Parlava poco Saturnia ma sapeva ascoltare. Le sue parole, mai banali, erano frutto di attenta riflessione, arricchite da sagge citazioni che sembravano voler misurare attentamente le distanze da prendere con le persone. Le sue parole erano dosate in base alla fiducia che riponeva nella gente, per lei fidarsi non era cosa scontata. Parlava poco ma il suo eloquio era veloce, come veloce era ogni suo movimento. In quella rapidità c’era il ricordo del suo fuggire da chi l’avrebbe voluta diversa da chi era, da chi le aveva reso la fiducia cosa fragile. Ma Saturnia era riuscita a
prendersi la vita che voleva ed ora la teneva in pugno, la teneva stretta tra le sue piccole mani abbellite da decori fatti con l’hennè.