La moda ai tempi di Boldini in passerella a Palazzo dei Diamanti

TEntrare in un museo per vedere una mostra di quadri e contemporaneamente assistere a una sfilata di moda, ritrovandosi catapultati nella Parigi della Belle Époque, a cavallo tra la fine del 1800 e l’inizio del ‘900. E’ questo che succederà a chi, fino al 2 giugno 2019, visiterà Boldini e la moda, organizzata a Palazzo dei Diamanti dalla Fondazione Ferrara Arte e dalle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea.

Il pittore Giovanni Boldini, nato a Ferrara il 31 dicembre 1842 e morto a Parigi l’11 gennaio 1931, può essere considerato, grazie ai suoi ritratti di signore e signori, un vero e proprio precursore di quelli che oggi sono acclamati fotografi di moda e che in quel mondo vivono e si muovono con grande abilità. Il primo a farlo fu proprio Boldini e la mostra, a cura di Barbara Guidi con la collaborazione di Virginia Hill, ripercorre la storia di questo stretto legame tra ritratto e moda dell’epoca.

L’esposizione è divisa in sei sezioni tematiche per un totale di ben 129 opere: quadri, disegni, incisioni, libri, abiti e accessori d’epoca, come scarpe, cappelli e ventagli. Barbara Guidi da dove siete partiti per costruire questo percorso?

Siamo partiti proprio dai documenti: lettere, giornali, riviste che raccontano del rapporto tra Boldini e la nascente industria della moda. Un rapporto senz’altro alla pari, a quel mondo il pittore si ispirò per rendere più sexy, audaci e seduttivi i suoi ritratti ma allo stesso tempo quei dipinti influenzarono le scelte degli stilisti dell’epoca. Passando da una sala all’altra, da un decennio all’altro, si può notare benissimo l’evoluzione stilistica di Boldini, che arriva, verso la fine della sua carriera, a ritrarre i suoi soggetti in vere e proprie pose teatrali. Negli ultimi anni in cui ha lavorato le signore che dipinge sono rappresentate come delle dive, con abiti e cappelli ricchissimi. Anche le dimensioni dei quadri raccontano la sempre maggiore sicurezza dell’artista che dai primi mezzi busti arriva alle figure intere. E la forza e la seduzione di queste donne/dive è resa anche e soprattutto dalla scarica elettrica che trasmettono le sue pennellate. Boldini aveva una mano e un occhio unici.

In mostra c’è un’opera di John Singer Sargent, Studio per Madame Gautreaudel 1884, che ha influito molto sul lavoro di Boldini a Parigi…

Sì, Sargent con questo ritratto così audace puntava al successo dato dallo scandalo, in effetti Virginie Amélie Avegno Gautreau viene rappresentata con un abito con spalline molto sottili, quasi invisibili, voltata di lato, in una posa non adatta alla sua posizione sociale (era la moglie di un banchiere). Quando il dipinto venne esposto la prima volta al Salon di Parigi del 1884 lo scandalo lo provocò veramente, l’aristocrazia parigina si sentì offesa a tal punto che non fece più lavorare Sargent il quale decise di trasferirsi a Londra lasciando il suo atelier e la lista dei suoi committenti a Boldini, una lista che si allungò sempre di più grazie all’alta borghesia, che cercava con il denaro di comprarsi una posizione sociale. Farsi fare un ritratto da Giovanni Boldini era un segno distintivo per chi era “arrivato”, lui ormai era il pittore audace dell’alta borghesia ma anche dei personaggi pubblici e dello spettacolo, come attrici o ballerine (in mostra ci sono ritratti di Alice Regnault, Cléo de Mérode e Eleonora Duse, ndr).

Tra le tante opere esposte ce n’è una che l’ha colpita più delle altre?

Difficile scegliere ma direi il ritratto di Whistler, che per Boldini fu al tempo stesso un omaggio a un collega e maestro che chiaramente stimava e a cui si ispirava ma anche una sfida a trasmettere la psicologia del personaggio, che viene rappresentato con quest’aria un po’ “mefistofelica”. E poi la bravura del pittore qui emerge nell’uso del colore, solo il nero per rendere diversi tipi di tessuto, diverse sfumature, tanti particolari. Sono pochi i pittori in grado di lavorare in questo modo.

Virginia Hill nella prima sala c’è l’unico abito moderno in mostra, è dello stilista John Galliano per Christian Dior e appartiene alla collezione Haute Couture autunno inverno 2005, una partenza che svela già tutto…

Insieme all’abito nella sala c’è il dipinto di Boldini Madame Charles Max del 1896 e ancora una volta, osservando entrambi, si capisce come il pittore abbia ispirato generazioni di stilisti, dal suo contemporaneo Worth a Dior e a Giorgio Armani, da Alexander McQueen a Galliano. Con lui storia dell’arte e storia del costume si fondono.

Abbiamo capito che Boldini era un abile osservatore e narratore del suo tempo, oggi lo potremmo definire “un influencer”?

Senza dubbio. Aveva capito che la moda stava diventando sempre più importante, che gli abiti raccontavano molto se non tutto di una persona: le donne dell’alta società si cambiavano anche cinque volte al giorno e a seconda del dove e del cosa cambiavano la scollatura, la lunghezza delle maniche e dello strascico. Un abito non veniva mai indossato più di una o due volte. Lo stesso valeva per gli uomini. Alcuni particolari, come il bastone da passeggio, erano chiari simboli dell’essere arrivato, così come spendere cifre altissime per il guardaroba della propria moglie per ostentare potere. Boldini ha saputo fissare nei suoi dipinti lo spirito della sua epoca: abiti eleganti, gioielli e cappelli sfarzosi, pose da dive e divi che trasmettono sicurezza. C’era molta cura del corpo, le donne stavano a dieta e facevano massaggi per apparire al meglio e Boldini nelle sue opere le abbelliva ancora di più, le rendeva uniche. E’ stato un abile promotore di se stesso, i suoi ritratti sono arrivati anche nelle pagine delle prime riviste di moda, come “Les Modes”, di cui alcuni numeri sono in mostra. Ha creato un tipo di donna a cui tutte volevano somigliare, in un certo senso ha contribuito a creare il moderno concetto di glamour.

I quadri di Giovanni Boldini o gli abiti di Charles Frederick Worth possono essere ammirati anche altrove, la magìa di questo mostra è data dal poterli vedere insieme, come in un quadro tridimensionale, quasi toccando con mano l’atmosfera e la vita di quegli anni parigini.

Tutte le informazioni sulla mostra sono reperibili sul sito www.palazzodiamanti.it