Dedicato a Elvira

Dedicato a…

Durante l’estate ci ha lasciati all’improvviso Elvira Anastasi Pittorru, una persona sincera e generosa, una socia affezionata del nostro Gruppo.

Elvira e io ci eravamo conosciute grazie a Gianna Vancini, che dal 2013 – coinvolgendo alcuni soci dell’associazione – si era prodigata per la realizzazione di un volume di saggi dedicati all’opera del marito, il famoso scrittore e sceneggiatore Fabio Pittorru.

Ero andata per la prima volta a casa di Elvira insieme a Camilla Ghedini per incontrarla e intervistarla, ci aveva accolte con affetto e ci aveva invitate a ritornare a trovarla.

Sono passata da lei per un caffè una mattina del 2016, era il 6 ottobre. Ricordo bene la data perché ho sentito il bisogno di annotarla: fu un incontro commovente, tanto che nel pomeriggio scrissi una pagina di diario… non volevo dimenticare le emozioni provate.

Quella pagina la trascrivo qui.

Perché Elvira vorrei ricordarla così, con la passione di quel giorno, in un cui mi ha regalato il racconto della sua straordinaria storia d’amore.

Ringrazio la carissima Enrica, sorella di Elvira, per la splendida fotografia che la ritrae abbracciata al marito.

Una storia d’amore

Oggi (6 ottobre 2016) sono tornata a trovare Elvira, 84 anni, una donna garbata, di classe, una persona autentica.

Si dice che dietro un grande uomo ci sia sempre una grande donna; in questo caso, “dietro” è riduttivo: bisogna dire “a fianco”, vicino. Elvira ha vissuto un’esistenza intera accanto a suo marito, il famoso autore Fabio Pittorru.

Premurosa e adorabile, Elvira mi accoglie nel suo appartamento, un nido caldo, un tesoro di libri disseminati sul tavolo.

Caffè e pasticcini per cominciare in dolcezza. Elvira è ghiotta di cioccolata e da piccola, racconta, «ero molto birichina».

Intorno, un tempio di ricordi: «I ricordi, quando sono belli, ti fanno male, ti distruggono». E subito il pensiero corre al compagno di una vita: «Fabio voleva che lo accompagnassi dappertutto, se non c’ero io non andava da nessuna parte.

Ero troppo felice con lui.

Siamo stati insieme dai 16 ai 63 anni, poi lui si è ammalato gravemente e sono rimasta sola. Quando ti manca l’amore della tua vita, ti manca tutto: è come se ti mancasse un pezzo di corpo».

Elvira mi racconta il primo incontro con Fabio: «Andavamo a ballare al Terzo Cerchio. Lui venne a invitarmi per un ballo, me lo ricordo ancora: aveva scarpe eleganti, con la para bianca. Io ero vicina ai miei compagni del Liceo scientifico, che sghignazzarono, provocandomi: ‘Non andrai mica con quella pastina del Liceo classico?’. Mi lasciai condizionare dalle loro risatine e rifiutai l’invito. Lui ci rimase male. Ma poi ci incontrammo al tennis di via Ortigara. E da allora diventammo inseparabili. A San Benedetto non ci volevano sposare perché Fabio aveva la tessera del Partito Comunista. Infine riuscimmo a sposarci nell’Abbazia di Pomposa.

E poi vennero gli anni meravigliosi di Roma».

Se avesse potuto scegliere, Elvira avrebbe vissuto là. E se ne avesse l’opportunità, ne è certa, ritornerebbe indietro, immediatamente. Gli occhi turchesi si illuminano d’incanto mentre ripercorrono il ponte Milvio, la casa sul Tevere, i tramonti infuocati: «Mi manca la luce di Roma, mi mancano i colori».

La capitale e il cinema: «Non si parlava d’altro, non si faceva altro». E scorrono nella mente le passeggiate con Silvana Mangano, bellissima e triste. Le spaghettate a mezzanotte, le scene di un film incredibile, ma senza lieto fine.

Elvira mi confida di non credere in Dio: «Non c’è niente nell’Aldilà». Eppure un giorno ha trovato in casa sua una croce minuscola, addirittura microscopica, e non sa spiegarsi da dove sia arrivata. La conserva – quasi fosse uno spiraglio di luce – tra gli oggetti più preziosi, accanto a una bellissima foto che la ritrae abbracciata al marito. «È la nostra ultima foto, mi dice, l’ultima foto a Roma».

Elvira sfila delicatamente l’immagine dalla cornice per mostrarmi la dedica del marito: «Ho il mondo fra le mie braccia».

E quella dedica innamorata mi commuove, profondamente.

Mi regala ancora la favola, vera, di una storia d’amore.

                                                                       

                                                                   (Eleonora Rossi)