LA BUONA AZIONE QUOTIDIANA

Appena si accorse dell’anziana signora ferma sul ciglio della strada, a ridosso delle strisce pedonali, Martino pensò a un miraggio. Erano quasi le cinque del pomeriggio e ancora non aveva compiuto la sua Buona Azione Quotidiana. Quel mattino, è vero, aveva raddrizzato con la punta della scarpa uno scarafaggio che si era ribaltato nel tentativo di scendere da un gradino (salvo poi averlo inavvertitamente schiacciato mettendo il piede in fallo). Ma aveva il sospetto che un’azione del genere non valesse granché, ed era certo che non avrebbe potuto trascriverla sul Diario del Perfetto Boy-Scout. Ma ora…
Affiancò con passo baldanzoso l’anziana, una vecchierella bassina e secca che tremolava come un fuscello, e scandendo per bene le parole domandò:
«Posso esserle d’aiuto, signora?»
La donnina rimase per qualche istante immobile, continuando a fissare il lato opposto della strada; infine torse il collo rugoso e puntò sul ragazzino i suoi acquosi occhi castani.
«Io…» balbettò. «Io… vorrei…»
E tornò a guardare verso l’altro marciapiede, al di là della carreggiata. Nessun veicolo stava transitando in quel momento, per cui Martino, dando sfoggio della sua collaudata affabilità, si permise di prendere sottobraccio la vecchietta e di annunciare:
«Permette, signora, che l’aiuti?»
La donna balbettò ancora, abbozzando un sorrisetto deformato dalla dentiera troppo larga. «Io… sì… io… vorrei…» E con un dito poco stabile indicò genericamente lo spazio davanti a sé.
«Prego, signora, si fidi di me!»
Così dicendo Martino prese a sospingere la donna, la quale assecondò docilmente il suo giovane cavaliere.
Quando i due si trovarono esattamente a tre passi dal marciapiede opposto, però, la vecchietta si bloccò. Letteralmente, piantò in maniera inamovibile i piedi sull’asfalto; e nello stesso tempo, con la mano libera, artigliò in una presa d’acciaio il braccio di Martino. Questi la fissò con uno sguardo in cui lo stupore non tardò a cedere il passo allo sgomento. Una corriera stava ora sopraggiungendo a velocità sostenuta, e non dava l’impressione di potersi fermare in tempo.
«Signora, la prego…»
La vecchietta guardò il ragazzino, e sempre sorridendo lo informò:
«Io… vorrei… morire.»
Martino cominciò a urlare, ma il suo gridò non poté competere con l’indiavolata tromba bitonale della corriera.
(Pubblicato in 365 STORIE CATTIVE – 2010)