FOTO DI GRUPPO

L’ispettore Ligotti rimase a rimirare, impalato, il corpo del vecchio Joshua riverso sul pavimento in una postura disarticolata. Le mani del cadavere, nodose e rinsecchite quasi più dei rami degli alberi che il vento d’autunno si divertiva a tormentare attorno alla casa, stavano artigliate sul petto, all’altezza del cuore. Accanto al corpo, una macchina fotografica polaroid esibiva con rammarico i propri ingranaggi.

«Allora, semplice infarto?» domandò, con l’aria di chi sospetta di aver posto una domanda stupida.

Il medico si rialzò con un po’ d’affanno, dopo aver tastato polso e giugulare e aver studiato meticolosamente le venature che reticolavano quegli occhi sgranati.

«Infarto, sì, direi proprio di sì. Poveraccio…»

La brezza della notte si intrufolò con impudenza dalla porta spalancata, trascinando con sè i brividi del novembre che attendeva con ansia mezzanotte per fare un trionfale ingresso nel mondo. Nella casa, le uniche fonti luminose erano una lampadina impolverata nell’atrio, dove Joshua aveva esalato l’ultimo dolorosissimo sospiro, e una tremolante fiammella di candela annidata all’interno di una zucca intagliata, sul davanzale della finestra.

«E questa famosa foto, dove sarebbe?» domandò Ligotti, alzando il tono di voce per ribadire il proprio diritto a sapere tutto. Un agente, trafelato, si staccò dal gruppetto di bambini e genitori – radunati doverosamente in disparte, in fondo al giardinetto – e raggiunse l’ispettore per porgergli l’istantanea. Ligotti l’afferrò con una punta di irritazione e vi appuntò sopra uno sguardo un po’ appannato.

«Questi sarebbero i ragazzini che Joshua ha fotografato poco prima di morire?»

«Sì, ispettore. Dicono che è stato molto accogliente con loro, come sempre. Anzi, dicono che durante la loro caccia di dolcetti di Halloween Joshua è stato il più generoso, e…»

Ligotti si sfregolò nervosamente il mento ispido. «Sì, d’accordo, ma vada avanti con i fatti, per cortesia!»

«Sì, sì, certo… Ecco, i ragazzini mi hanno detto che Joshua ha chiesto se poteva fare una foto ricordo, come ogni anno, e loro hanno detto di sì, che erano contenti…»

«E quindi?…»

L’agente spostò il peso del corpo da una gamba all’altra. «E quindi gliel’ha scattata. Ma quando la fotografia è uscita, pare che lui abbia strabuzzato gli occhi, e poi sia stramazzato a terra, davanti a loro. Perciò sono corsi a casa, e hanno dato l’allarme…»

Ligotti lanciò un’occhiata sopra la spalla dell’agente, verso i quattro ragazzini ancora truccati che parlottavano affranti con i propri genitori, vicino al cancelletto d’ingresso. Poi portò lo sguardo alle loro immagini nella foto, dove sorridevano soddisfatti dietro i loro travestimenti. «Li ha già interrogati tutti, Bentley?»

«Quasi tutti, ispettore. C’è il figlio dei Monteleone, quello lì truccato da vampiro, vede? Poi ci sono i fratelli Blatty, quelli truccati come i figli degli Addams. La streghina è Alice, la figlia più giovane dei Lansdale. L’altro, invece, lo zombi, non sono riuscito a capire chi sia…»

«Ma loro dovranno pur saperlo, no?»

Bentley si schiarì la voce con imbarazzo. «Veramente… affermano che erano solo in quattro, questa sera. Quello non sanno proprio chi sia, a sentire loro…»

Ligotti sbuffò sonoramente, avvicinando la foto al naso per osservare meglio il ragazzino con il volto imbrattato di rosso e brandelli di cervello di gomma appiccicati di fianco alla testa.

«Dottor Coates?» chiamò poi, dopo una breve riflessione. «Lei che è senz’altro più fisionomista di me, può identificare questo soggetto disgustoso?»

Il medico, intento a chiudere con grande cura la borsa dei suoi strumenti, si aggiustò gli occhiali portandosi di fianco all’ispettore per esaminare la foto. Subito si lasciò sfuggire uno strano singhiozzo.

«Lo conosce?» incalzò Ligotti tirando indietro il collo per fissare di traverso il dottore, improvvisamente impallidito.

Coates annaspò, tentando di mantenere ferma la voce. «Forse… Deve trattarsi di uno scherzo di pessimo gusto… Ma quello lì è identico a Timmy Burton, il ragazzino che è finito sotto il furgone di Joshua circa un anno fa. Ricordo bene com’era ridotto, perchè ho compilato io il suo certificato di morte…»

[Prima pubblicazione: Mystero, ott. 2000]