Mi prendo un anno sabbatico

Dedicato ai viaggiatori,

ai curiosi

e agli innamorati della Vita.

                                                  «L’uomo dice che il tempo passa.

                                                   Il tempo dice che l’uomo passa».

Scendo qui

(Ferrara, primo settembre 2016)

Scendo qui.

Fermo il treno e scendo, scendo qui.

Ho 44 anni, è una vita che studio, lavoro e faccio del mio meglio per seguire le regole e per corrispondere alle aspettative degli altri, per non sbagliare.

Senza drammatizzare (mio figlio ha scritto, in un tema, «la mamma è un po’ tragica»), devo dire che ho scelto la maggior parte delle cose in cui credevo, ho seguito soprattutto radicate convinzioni interiori, e molte volte mi sono sentita sinceramente felice. Ma mi rendo conto di aver inconsapevolmente costruito intorno a me una gabbia invisibile, di aver addomesticato spesso i miei desideri, accettando taciti ‘surrogati’ di vita.

Non creare problemi agli altri (accontentare un po’ tutti) mi ha sempre fatto stare bene. Non mi accorgevo però che stavo intrappolando me. Sintomi: i silenzi, i vuoti, le isole di tristezza quotidiana, le fughe immaginarie per costruire una vita “perfetta” (parola che finalmente ho imparato ad usare con cautela). Senza capire davvero che la bellezza della Vita si nasconde nei suoi intervalli, nelle pause, nelle frasi “tra parentesi”.

Nel mettersi in ascolto (captando sia quello che c’è, sia quello che manca).

Nel cambiamento.

Nel viaggio che è avventura e non binario.

Scendo qui. Adesso.

(In anteprima per l’Ippogrifo, le prime righe della mia prossima pubblicazione, ancora inedita, Mi prendo un anno sabbatico, taccuino del mio VIAGGIO personale alla riconquista del tempo. A presto! Eleonora)

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