IL TARLO DEI SOGNI di Nicoletta Zucchini

IL TARLO DEI SOGNI

(primo episodio)Il tarlo dei sogni - lampione.jpg

da La crosta e la mollica

di Nicoletta Zucchini

Da tempo l’ultimo bar in paese aveva spento l’insegna al neon, il traffico sulla provinciale s’era rarefatto e il bivio per la città rimaneva deserto. Al centro dell’incrocio un alto lampione diffondeva una grande nebulosa di luce giallastra. Intorno vi frullava indisturbato un barbastel, un pipistrello, saettava così veloce da produrre un brusio che ricordava quello di un motore in panne udito in lontananza. Lassù, nella luminosa galassia ronzante, il barbastel andava a caccia delle falene, che roteavano come impazzite nell’orbita del finto crepuscolo del lampione, conficcato nella pianura come l’occhio di un ciclope.

In paese la mezzanotte non rintoccò sul quadrante dell’orologio dell’antico campanile e non rintoccò neppure sul quadrante della torre civica del comune, perché durante un temporale estivo, tutto lampi e tuoni, una saetta, con un botto tremendo, aveva fatto tremare i vetri alle finestre delle case e ululare ogni cane che dormiva nella sua cuccia. Con un solo colpo aveva ammutolito i meccanismi dei due orologi, gettando nello sgomento gli abitanti, poi pian piano si erano abituati a quell’assenza e da allora non avevano ancora rimediato ad essa, forse perché non sentivano l’urgenza di quei rintocchi martellanti sempre uguali a sé stessi, o forse perché preferivano il fluire indistinto del tempo.

A quel silenzio, intanto, faceva eco il profondo respiro della notte insieme al fruscio del grande fiume, che scivolava lontano verso il mare, cullando sulla sua scia d’argento i desideri dei più piccoli e dei grandi che sognavano cose semplici:

– vincere “a tappi” l’amico rivale con una mossa strepitosa.

– un trenino elettrico con la stazione, bello e montato su un piano.

– le tre figurine mancanti dall’album dei calciatori dell’ultima stagione.

– un hula-hoop giallo.

– un paio di calze di nylon ma senza cucitura.

– una camicia bianca di terital.

– una gita ai Lidi.

– una conchiglia con il rumore del mare.

– una Coca Cola.

– una “Seicento” oppure una lavatrice.

– dei mobili di formica al posto di quelli vecchi di legno pieni di tarli.

A notte fonda i sogni dei paesani, proprio come i tarli, rodevano più forte, ma sotto forma di sospiri e di ribaltoni nel letto e quanto più struggenti erano le fantasie dei dormienti, tanto più sgraziati erano i rumori generati: sbuffi, gorgoglii, risucchi, fischi sibilanti, chioccolii, apnee grufolanti. Rumori che inesorabilmente venivano ghigliottinati all’alba quando, con ripetuti colpi di tosse o sternuti o raschiamenti di voce, gli abitanti del luogo si svegliavano per andare al lavoro o a scuola.

Nel suo letto, invece, Cesarino dormiva come un sasso, con un sonno profondo e senza sogni perché dal mattino al tramonto impiegava il tempo a realizzare i suoi sogni ad occhi aperti.

(NICOLETTA ZUCCHINI, La crosta e la mollica ovvero Le avventure di Cesarino, Nuove carte, 2013)