Anno sabbatico? Perché no…

(Terza puntata del mio testo inedito “Mi prendo un anno sabbatico”, viaggio alla riconquista del tempo”)

Anno sabbatico? Perché no...

«L’espressione anno sabbatico era usata presso gli antichi Ebrei per indicare il periodo in cui si lasciavano riposare le terre, si condonavano i debiti e venivano liberati gli schiavi».

(Servirà anche a me, forse, per sciogliere qualche catena).

L’ispirazione

Per allenare l’inglese ogni tanto cerco qualche video interessante su http://www.ted.com(Ideas worth spreading) e mi capita sott’occhio «The Power Of Time Off» di Stefan Sagmeister, un designer che ha deciso di concedersi un “anno sabbatico” ogni sette anni di lavoro, anticipando la pensione (che generalmente arriva quando non si hanno più troppe energie o a volte – scongiuri – non arriva proprio).

È un video che mi fa riflettere.

Stefan fa notare che dedichiamo i primi 25 anni della nostra vita all’apprendimento, trascorriamo gli anni fino ai 40 dedicandoci prevalentemente al lavoro e (quando va bene) i 15 anni finali, dai 65 agli 80, alla pensione. Quindi suggerisce di non tenersi solo gli “ultimi” anni per il retirement, ma di anticipare la pensione, un po’ alla volta, disseminando un anno di “pensione” ogni 7 anni di lavoro.

Se si è trovato tutto quello che si cercava nel lavoro (e conosco qualcuno che si è realizzato pienamente), va benissimo spendere la maggior parte del proprio tempo dedicandosi alla “professione della vita”. Ma se si comincia a sentire qualche vuoto, qualche rimpianto… forse è il caso di ascoltarsi.

Io da qualche tempo comincio ad avvertire pressioni esterne che comprimono la mia creatività.

In parallelo all’insegnamento ho sempre dedicato un po’ di tempo alla scrittura; dal 1999 sono giornalista pubblicista, collaboro con quotidiani e riviste, scrivo saggi, racconti e poesie.

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La penna (oggi il pc) mi accompagna da quando ero bambina e mi aiuta a contornare i silenzi. A farmi uscire dalle situazioni sofferte. A decifrare le situazioni scomode.

Ma scrivere costa fatica, metodo. A volte sacrificio, e comunque dedizione.

(Quante volte ho sentito fremere la penna e non avevo il tempo per afferrarla).

Così da qualche anno mi balena in testa l’idea di cambiare qualcosa.

Ho desiderio e paura di cambiare.

Desiderio e paura. Ciò che affiora nei sogni.

«Decisi di chiudere bottega per un anno», racconta Stefan, confidando che la sua prima esperienza di anno sabbatico all’inizio fu «disastrosa»: «Credevo fosse meglio non avere programmi e che quel vuoto di tempo sarebbe stato fantastico ed allettante». Ma così non avviene: Stefan cambia allora strategia: «Feci un elenco delle cose che mi interessavano, le classificai in ordine d’importanza e le divisi in blocchi di tempo. Mi feci un programma, come alle elementari». Suggerisce ancora Stefan: «Tenere un diario aiuta lo sviluppo personale».

Seguo questi semplici spunti, perché credo che dall’esperienza altrui si possa imparare molto; preparo una lista, terrò un quaderno di appunti, vedrò di “attrezzarmi”.

Ma il viaggio sarà il mio.

«Il viaggio è amore», mi suggerisce la cara dottoressa Bruna, medico chirurgo, omeopata, ma soprattutto donna di straordinaria sensibilità: «Il viaggio può aiutarci a tirare fuori il meglio».

È grazie a lei se la mia emicrania persistente ora mi dà respiro: era una questione di pressione e compressione, un “tenere dentro” molte sensazioni senza lasciarle fluire in modo naturale.

«Si ascolti, si dia spazio».

«Ascolti la bambina che è in lei: l’amore per l’altro passa attraverso l’amore che abbiamo per noi stessi». (Trascrivo le sue parole perché mi hanno fatto bene e per me è importante rileggerle).

«Lavori su di sé. L’unico obiettivo è scoprire Eleonora, ascoltarla, lasciarla venire fuori. Lei ha un mondo meraviglioso dentro. Lo faccia anche per suo figlio, perché i bambini chiedono la sincerità, la sentono. Sia VERA. E quando le diranno ‘Non ti riconosco più’, sappia che è nella direzione giusta. La vera solitudine è un punto di arrivo».

La dottoressa mi ricorda quanto sia importante essere gentili con se stessi.

Soprattutto essere indulgenti. Perdonarsi. Guardarsi nello specchio e riuscire a riconoscersi.

«Questo tempo è una sua Scelta. Un tempo per trovare lei. Non si ponga limiti.

Difenda le sue scelte con buona educazione, ma con determinazione. Siamo noi a imporre dignità alle scelte che facciamo».

«Esprima se stessa. Deve essere grata all’universo per il suo talento. Perché lei ha una vocazione chiara».

«Ma non si ponga obiettivi troppo alti. Le piccole sicurezze quotidiane sono fondamentali».

La maggior parte delle risposte sono lì, nelle piccole cose.

(…continua…)