Il Coraggio della Parola – #RūtaVanagaitė

Il titolo più venduto e più discusso della giornalista e scrittrice Rūta Vanagaitė si intitola Mūsiškė. Tradotto significa Noi oppure I Nostri, la nostra gente. La copertina del libro contiene due immagini in bianco e nero. Sulla sinistra un ebreo lituano, uno sportivo, «bravo abbastanza da rappresentare la Lituania in competizioni internazionali, ma non abbastanza da sopravvivere» – come dichiara l’autrice in un’intervista concessa al New Yorker nel dicembre del 2017 –. Fu ucciso in un’esecuzione durante l’occupazione tedesca della Lituania tra il 1941 e il 1944. Nella fotografia di destra appare invece il ritratto di un lituano collaborazionista. Partecipò alle esecuzioni di quello stesso periodo. «Sono entrambi nostri concittadini», spiega Vanagaitė.

Sulla sinistra un ebreo lituano, uno sportivo, «bravo abbastanza da rappresentare la Lituania in competizioni internazionali, ma non abbastanza da sopravvivere».

Critica teatrale, consulente del governo per le pubbliche relazioni, organizzatrice di eventi, nota soprattutto per un saggio sulle donne e loro vita dopo la giovinezza. Nel 2016 Rūta Vanagaitė è una scrittrice di successo. Il saggio, la cui idea invita a vivere la vita con pienezza, le porta grande notorietà. Grazie alla nuova fama nazionale e internazionale, la scrittrice è richiestissima. Il suo editore la invita a scrivere un seguito, rivolgendosi questa volta agli uomini.

Prima di occuparsi di questa richiesta, però, Rūta Vanagaitė sente di doversi dedicare ad un altro progetto e informa la casa editrice. Venuta a contatto con storici e ricercatori del suo paese che hanno curato studi sull’occupazione tedesca e sovietica fino al 1991 e rimasta molto sorpresa dalla loro ricerche, l’autrice decide di affrontare l’argomento. Nasce così il progetto Mūsiškė, basato su un concetto semplice. L’Olocausto in Lituania fu un atto imposto dagli occupanti tedeschi, ma fu messo in pratica da un numero consistente di concittadini collaborazionisti. Vanagaitė decide di scoprire di più anche sul ruolo dei suoi familiari in quel periodo. Scopre così che il nonno durante il servizio civile fornì liste di indesiderati (non per caso tutti ebrei lituani). Oppure che il marito della zia fu un ufficiale di Polizia che volontariamente partecipò alle proscrizioni e alle esecuzioni.


Vanagaitė decide di scoprire di più anche sul ruolo dei suoi familiari in quel periodo.

Pubblicato nel 2016, Mūsiškė va subito in testa alle classifiche di vendita. Alla scrittrice procura forti inimicizie da un lato, dall’altro le regala diverse centinaia di nuovi lettori. Pubblica poi il libro richiestole dall’editore e si accinge a scrivere un’autobiografia. Una carriera in piena ascesa.

Il giorno prima dell’uscita di quest’ultimo alla fine di ottobre, Vanagaitė accetta una serie di interviste. Uno dei giornalisti le domanda che cosa pensi del piano del governo lituano di dedicare il 2018 alle celebrazioni di Adolfas Ramanauskas, uno degli eroi delle resistenza anti-sovietica. Vera propria leggenda del proprio paese, Ramanauskas fu a capo di un manipolo di soldati dedito alla guerriglia dal 1945 fino al 1952. Visse sotto falsa identità per altri cinque anni, prima di essere arrestato e fucilato. Avendo avuto la possibilità di esaminare i rapporti del KGB di quel periodo, Vanagaitė esprime incautamente la propria opinione sugli studi effettuati. Senza accertarsi della veridicità e dell’imparzialità dei rapporti dei servizi segreti russi, comunica che Ramanauskas accettò di collaborare e fornire informazioni al KGB, aggiungendo: «il soldato non fu l’eroe leggendario, che tutti hanno sempre ritenuto».

Ramanauskas accettò di collaborare e fornire informazioni al KGB, aggiungendo, «il soldato non fu l’eroe leggendario, che tutti hanno sempre ritenuto».

Il lancio della biografia si celebra il 26 ottobre del 2016. Ma il giorno seguente la scrittrice riceve una telefonata. Un giornalista le chiede una dichiarazione all’annuncio dell’editore di ritirare non solo la nuova opera, ma tutti i libri scritti da lei. Nell’intero paese. Senza alcun preavviso le tagliano la fonte di sostentamento primaria.

Improvvisamente inizia una vera e propria campagna contro di lei. Tanto da impedirle perfino di uscire di casa. Per strada e sui media la si accusa di essere filo-russa. Una ebrea e perfino una prostituta sostenitrice del presidente Putin. Dopo due settimane Vanagaitė decide di lasciare il paese per qualche tempo. Spera che la situazione torni alla normalità. Che le si dia la possibilità di capire e spiegare. Non va così. Al ritorno chiede pubblicamente scusa. Afferma di aver passato il limite e travisato il proprio ruolo di scrittrice, che è quello di porre domande, non di fornire risposte.

Questo spiega nel suo messaggio. «Ramanauskas è l’eroe che tutti sappiamo» afferma, «Io invece ho con arroganza semplicemente affermato che non lo sia stato». I rapporti del KGB sono notoriamente poco affidabili dal punto di vista storico. Molti specialisti sono concordi. In quella occasione Ramanauskas possa avere semplicemente mentito. La sua sparizione dopo quegli eventi è immediata. Proprio per diventare un guerrigliero.

quando la storia si fa di stato, è talvolta la stessa libertà di espressione ad essere messa in discussione.

Al di là della veridicità o meno dei fatti rilevati nei documenti, la situazione vissuta dall’intellettuale lituana mostra, che quando la storia si fa di stato, è talvolta la stessa libertà di espressione ad essere messa in discussione. Può essere addirittura censurata. E non tollera opinioni o idee diverse da quella ufficiale. La storia resta tuttavia una semplificazione celebrativa. Una mitologia storica della propria patria.

L’opinione di una scrittrice – seppure con una frase avventata – spinge ancora una volta ad interrogarci sul nostro grado di civiltà europeo. Sul costo e la responsabilità della libertà di opinione, più che sulle gesta eroiche o meno di un soldato. Da un lato i fatti appartenenti alla II Guerra Mondiale sono stati digeriti e assimilati. La storia più recente della occupazione sovietica tuttavia non tollera ancora alcuna discussione in Lituania. Una situazione simile a molti altri stati est europei e non. Vanagaitė dichiarerà in seguito di voler scrivere della Resistenza, ma solo in punto di morte.

Anche questo entra a far parte della mitologia di un paese.

 
Da l’Ippogrifo numero 3 – Un Ponte sull’Europa, giugno 2018 / Dario Deserri

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