Facebook’s Backstage.
Il miraggio del lavoro all’estero per europei in cerca di miglior condizioni di vita, finisce talvolta in incubi legalizzati e senza uscita.
Le cucine dei ristoranti, servizi di pulizia, call center sono ciò che aspetta la maggior parte dei lavoratori, che non padroneggiano la lingua del paese in cui lavorano, anche nel caso siano qualificati e/o laureati. Al contrario di ciò che si legge dai media, in molte città europee, per avere una scelta, l’inglese non basta. E senza la lingua locale, non può esistere integrazione. Il caso Facebook.
In un nuovo edificio di recente costruzione al centro della Siemensstadt, il distretto industriale a ovest di Berlino lavorano oltre 700 impiegati da tutto il mondo, chiamati a lavorare – ben nascosti all’opinione pubblica – per il più noto social network al mondo, Facebook, ma impiegati di una nota multicorporation tedesca. Un lavoro atto alla protezione dei dati personali di 28 milioni di persone in Germania e quasi due miliardi in tutto il pianeta. Le squadre di lavoro devono decidere e selezionare quali contenuti restano in rete e quali devono scomparire.
Facebook inizia – già dal 2015 – questa attività nel cuore d’Europa in gran segreto: un contratto miliardario con una superpotenza dell’editoria e della comunicazione come Bertelsmann. Anche sotto la pressione del Ministero della Giustizia, la compagnia ha in passato rifiutato di commentare o fornire dettagli sulle specifiche con cui si censura o meno il contenuto delle pagine del network.
Gli impiegati sono inquadrati come Agenti di Call Center, ma non svolgono questo lavoro, sono invece pagati per eliminare tutto ciò che non rispetta le Policy di Facebook il più velocemente possibile. Dopo il colloquio si viene addestrati per una paio di settimane, poi si viene messi di fronte ad uno schermo, senza idea di ciò che si troverà, soprattutto senza essere informati delle conseguenze di una prolungata esposizione a questo tipo di contenuti. Uno psicologo è tuttavia a disposizione di chiunque lo richieda dal 2017, riporta la Spiegel.
Un numero ancora indefinito e renitente a fornire generalità e identità di collaboratori o ex-collaboratori riportano patologie psichiche più o meno gravi, per l’esposizione pressochè continuativa a contenuti traumatici, che includono immagini di tortura, omicidio-suicidio, abusi, pedo-pornografia, guerra e altre atrocità.
La compagnia americana ha definito negli anni autonomamente il sistema di regole, che riguardano la libertà di espressione interna al social network. Facebook rifiuta sistematicamente di fornire informazioni o commentare sui sistemi di selezione e come vengono applicati. Il motivo? La protezione della privacy dei propri associati.
Questo è solo uno dei molti casi di possibilità di lavoro per professionisti senza possedere la lingua correntemente parlata del paese europeo, in cui sia ha deciso di vivere – spesso con laurea o specializzazioni di qualche tipo –. Attenzione a quando viene detto, che la tal metropoli è internazionale, e l’inglese è sufficiente per trovare un lavoro. Sono soprattutto i più qualificati a finire in questi luoghi. Mal pagati e in molti casi con incarichi tenuti in gran segreto. Non si ha il tempo di studiare e quindi inserirsi davvero nel paese d’arrivo. Si danno ad un lavoro improvvisato a tempo pieno, privo di prospettiva di crescita e al servizio di una multinazionale, che si nasconde dietro al fatto di fornire un servizio utile alla comunità. Magari con conseguenze per la salute psico-fisica come in questo caso. I nativi questi mestieri non li svolgono, oppure solo i meno qualificati e preparati. Il motivo? I contratti tra queste grandi potenze hanno in genere breve durata, cambiano velocemente e portano ad uscire ed entrare dalla disoccupazione. Non hanno alcuna continuità o stabilità. Sono contratti miliardari tra colossi economici senza che la politica possa fare nulla in proposito, tanto meno sapere. L’Europa per questi lavoratori è al momento solo un miraggio.
#Facebook #BertelsmannArvato #Löschzentrum #FacebookInternet
Per saperne di più: SZ (ENG) / Spiegel (DEU)