Duale ovidiano con Cazzola
Nell’ambito del ciclo di incontri del Gruppo scrittori ferraresi dal titolo I nostri mercoledì dell’Ippogrifo, il 30 gennaio, nella sala Agnelli della Biblioteca Ariostea, alle 17, Claudio Cazzola terrà la conferenza sul tema Lettura di un duale ovidiano: Tiresia e Narciso (Metamorfosi, libro terzo, vv. 316 ss.).
«D’un classico ogni rilettura è una lettura di scoperta come la prima»: così si presenta la quarta definizione proposta da Italo Calvino nel suo Perché leggere i classici (Milano, Mondadori, 1991, p. 13). Sia di guida codesta sentenza, giacché può costituire efficace esortazione a riprovare, compulsando la pagina ovidiana, il medesimo radioso stupore della prima volta, accresciuto però dal fatto di non aver notato, in precedenza, quel particolare, quella sfumatura, quella piega testuale nascosta. Lo schema progettuale delle Metamorfosi ovidiane risponde soprattutto a due esigenze d’autore: da un lato raccontare, tramite un carmen perpetuum, la storia del mondo dal Chaos primordiale al tempo della scrittura, e, dall’altro e in modo ben più sentito, instaurare una vera e propria sfida (in latino aemulatio) con i modelli consacrati. La scelta è caduta sulla narrazione delle vicende di un “duale” – così detto, più forte ed espressivo il vocabolo rispetto alla normale “coppia” – costituito da Tiresia e Narciso, personaggi accomunati dall’organo della vista, che, secondo Aristotele, ci offre maggiori esperienze rispetto alle altre sensazioni, rendendoci chiare tutte le differenze fra le cose (parafrasi libera di Metafisica, A, 1, 980a Bekker).